9 ottobre 2008

La reciprocità

Anche il linguaggio spirituale si rinnova. Quando ho iniziato a fare volontariato, si parlava molto di gratuità. Non c'era riunione, corso, dibattito, in cui questo tema non venisse ampiamente trattato. Veniva anche richiesta un'attenzione particolare, per evitare la tentazione di cercare forme più nascoste di ricompensa, in quello che si faceva. Se ne è tanto parlato e discusso, che ad un certo punto si è anche cominciato a vedere i limiti di un atteggiamento unilaterale, che finisce per sottovalutare il nostro prossimo, come se non fosse in grado di capire, prima o poi, che stiamo facendo una fatica per lui. A dire il vero, molte persone, anche di cultura, continuano a rimanere in questa logica, un po' nichilista, della gratuità, per cui vale solo quello che fai a perdere, e non devi aspettarti, né pretendere nulla. Altre, invece, preferiscono, adesso, parlare di reciprocità, atteggiamento che riconosce all'altro la dignità di avere qualcosa da offrire in cambio, anche se la ricompensa non è sempre immediata, almeno nella circostanza di chi ha rapporti inusuali con situazioni che non sono immediatamente condivisibili. Si apre un gesto di bontà, di generosità, e non è detto che sia ricambiato subito: rimane uno spazio di attesa, che ha bisogno di essere attraversato, anche con fatica, perché la reciprocità ha bisogna di libertà, per cui il riconoscimento può non esserci subito, ma è comunque lecito aspettarselo. Penso che questo atteggiamento sia molto simile a quello di un padre e una madre, che danno una buona educazione al figlio, e se anche questo, soprattutto se si trova nel periodo della ribellione adolescenziale, non lo riconosce subito, prima o poi se ne vedranno i frutti. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Nella "teoria del caos" si fa riferimento all’effetto farfalla per indicare come piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono produrre grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Chi ha visto il film “Sliding doors” sa di cosa parlo e gli sarà facile intuire le diverse prospettive che si aprono a seconda della direzione presa nei tanti bivi che quotidianamente incontriamo. Il giorno in cui abbiamo accettato di incontrare la persona che assistiamo, è stato come attraversare una “sliding door” e gli effetti di questa vibrazione si rincorreranno per l’universo ben oltre le nostre intenzioni. Nulla di ciò che facciamo va disperso, nel bene come nel male, ed ogni ora di servizio svolto è un nuovo nodo che unisce la nostra esistenza alla restante umanità. Questa idea si lega indissolubilmente al concetto di reciprocità toccato da Cristina, ma che non va costretta entro i limiti del rapporto diretto, uno a uno. Un atto d’amore non si perde, non andrà sprecato, prima o poi rimbalza e si riproduce in forme che non sapremo mai. Con il nostro servizio avremo contribuito ad aprire nuove “sliding doors” che sconosciuti sceglieranno di attraversare. Un battito di farfalla qui ed oggi potrà effettivamente provocare un uragano chissà quando e chissà dove. Gianpietro