31 maggio 2011

ECONOMIA SOLIDALE

Domenica ho trascorso la giornata a Calvatone. Cosa c'è a Calvatone da passarci un'intera giornata? si è chiesto Gianpietro!! A Calvatone c'è una persona: Maurizio Gritta. Una persona "scomoda" a cui sono stati offerti parecchi milioni di euro perchè chiudesse la sua attività. Una persona che con quei soldi avrebbe potuto vivere nell'ozio insieme a tutta la sua famiglia per il resto della sua vita, e che invece continua ad alzarsi prima dell'alba e a lavorare fino al tramonto. Una persona che lotta per le proprie idee, per restituire dignità al lavoro degli agricoltori con cui collabora. Una persona "pericolosa" perchè sta stravolgendo le leggi del mercato. Domenica scorsa come rappresentanti del Gas (gruppo di acquisto solidale) di Alba ci siamo quindi ritrovati a Calvatone, presso la Cooperativa agricola Iris, per il Convegno "I progetti che funzionano dell'economia solidale". Uno degli obiettivi del convegno è stato quello di dare la possibilità alle cooperative di economia solidale di mettersi in rete anche per costruire la propria capacità distributiva, andando lentamente e progressivamente in una direzione di autosviluppo e di indipendenza dai circuiti distributivi tradizionali. E' quello che l'Azienda di Maurizio Gritta fa da diversi anni, distribuendo la sua pasta attraverso "canali alternativi" a tutti i Gas d'Italia e a diverse realtà estere. La Iris produce la sua pasta seguendo una filiera rigorosamente italiana e come missione ha quella di riconoscere all'agricoltore un giusto prezzo che gli garantisca un lavoro dignitoso. Sono belle parole che si sentono in bocca a molti, ma qui in questa Azienda si passa dall'idealismo all'attuazione del progetto tirandosi fuori dal meccanismo della borsa che stabilisce i prezzi delle materie prime. La Iris in questo modo riesce a mantenere costante il prezzo dei suoi prodotti, prodotti che, a parità di qualità, costano meno di quelli della grande distribuzione, pur essendo più caro il costo della filiera. A voi le debite conclusioni.
E' ora di rendersi conto che come consumatori abbiamo un grande potere, e che, ogni volta che facciamo un acquisto, esprimiamo un voto. Se siete ancora di quelli che riempiono il carrello dei supermercati senza porsi domande, è ora che facciate una piccola riflessione. Associatevi al Gas della vostra città, aiutateci a cambiare le regole del mercato. E, visto che siete proprio lì a due passi, andate a fare due chiacchiere con Maurizio: ci penserà lui a convincervi!!
Maria Maddalena

10 aprile 2011

the bear

Sbaglio i tempi e i modi. C’è un orso che non rispetta i limiti: che si fa spazio anche dove spazio non c’è. Dovrei tenerlo al guinzaglio, ma quando viene il momento non distinguo più l’orso dal suo padrone. Dei due, io chi sono? Maria Maddalena ha scritto un haiku molto bello:

Ombra di quercia

Tra risa e schiamazzi

Calma i cuori

e l’orso lo ha respinto, confondendo la metafora con la regola. Le ho inviato un regalo e spero accetterà le mie scuse. Perché lo scrivo su questo blog? La risposta è racchiusa nell’immagine che ho scelto ed in queste parole.

Sapersi vecchio

È l’età che s’invola

L’animo fermo

Conosco le parole chiave: consapevolezza e accettazione. Ma ancora non mi appartengono. Quando mi sarò arreso, anche l’orso che urla attraverso quel muro perderà la sua forza e rimarrà solo l’ombra della quercia. Gianpietro

3 aprile 2011

lo scompartimento

Eravamo in due nello stesso scompartimento del treno. La giornata era fredda e piovosa. Dai finestrini si vedeva scorrere un paesaggio grigio e nelle stazioni i pochi passeggeri erano intabarrati in cappotti e sciarpe. Ma lo scompartimento era confortevolmente riscaldato e il ritmico sferragliare del treno conciliava una quieta beatitudine. Il passeggero che divideva lo scompartimento con me invece era stranamente inquieto. Ad ogni fermata del treno scattava in piedi, correva al finestrino e leggeva ad alta voce il nome della stazione. Poi si sprofondava nel sedile emettendo un sospiro da strappare il cuore. Dopo sette o otto stazioni, preoccupato gli chiesi: "C'è qualcosa che non va? Non ti senti bene?" Con un nuovo desolato sospiro rispose: "Non proprio. E' che sto andando nella direzione sbagliata. Ma si sta così bene e al calduccio, qui...". Maria Maddalena

31 marzo 2011

la macchina della verità

indifferenti

... L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti ...

tiepidi

… Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca ...

ignavi

Questo misero modo
tengon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo

misericordia e giustizia li sdegna:

non ti curar di lor, ma guarda e passa".

Da Gramsci a Dante passando per l’Apocalisse (nell’elenco dei “links utili” trovi il collegamento ai testi completi). Sono alcune citazioni, penso note, che invitano all’impegno individuale e sociale (la citazione del brano dell’apostolo Giovanni appare forzata se si esamina il testo alla lettera, ma diamo per buona l’interpretazione corrente).

Il dibattito è aperto e non ne dò per scontato l’esito. Esiste l’ineluttabilità del destino? C’è una predestinazione che impedisce la modifica di quanto starebbe già scritto nel libro della vita? Ho uno straccio di vita da percorrere: a che pro dannarmi per cambiarla, per imporre agli altri le mie scelte, per impedire che i voleri degli altri mi coinvolgano? Non è meglio cogliere l’attimo, godere di quello che si ha e lasciare che la vita ci scorra addosso senza intaccarci e facendoci soffrire il meno possibile? Seguire il corso della corrente, lasciarsi trasportare, passare inosservati. Ricercare altre vie che non richiedano la “moneta di Cesare”? «Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite» scriveva Etty Hillesum, mentre la portavano nel forno crematorio. Anche nella condizione più disperata essere quindi parte attiva, impegnati in ciò in cui si crede al di là dell’assurdità del contesto? Scendere nell'arena politica, issare il vessillo del bene comune, essere genitori anche dei figli degli altri, parteggiare e lottare per imporsi. Credere veramente in un mondo migliore, fatto di gente moralmente onesta. Impegnarsi solo in ciò che può cambiare il mondo o seguire il consiglio di Madre Teresa di Calcutta: "Fai la cosa che ti sta davanti"? Morire da partigiano, o vivere da imboscato?

In attesa di decidere ti guardi attorno e ti accorgi che sei dentro a un sogno, paradossale, nel quale ti credi l’unico sano in un mondo di ciechi. La corda che ti lega a loro ha un nodo troppo stretto per riuscire a scioglierlo e nel sogno inventi una macchina della verità che non può essere manomessa. La inserisci nel cervello di ogni individuo e questa ti segnala quando mentono, agli altri come a se stessi. Sono costretti a dire non quello che si sono imposti essere la verità, ma quello che sanno essere la verità. Per ora la macchina non va oltre. Devi ancora fare molti sogni per perfezionarla, per farli passare dall’ammettere di aver rubato al pentirsi di averlo fatto, fino al promettere di non farlo più. Per ora, ogni mattina, al risveglio, ti rendi conto che il nome di quella macchina è ancora kalasnikov e non riesci a trovarne uno migliore. Gianpietro

27 marzo 2011

un po' di storia

Questo blog nacque a fine 2007 come prosecuzione di un ciclo di “incontri di scrittura formativa”. Volevamo che altri si unissero a quella esperienza, che “l’aver cura della vita emotiva”, l’invito a tradurla in parole, spunti di riflessione, pensieri riportati sulla carta venisse offerto a tutti, senza limiti spazio-temporali. Ci era sembrato che la scelta del web, una delle tante possibili, rispondesse alle aspettative. I post registrati (con il corollario dei commenti) sono stati tuttavia il frutto della collaborazione offerta da pochi, nonostante gli inviti e le sollecitazioni, a dimostrazione che non è lo strumento a determinare il bisogno, e ciò in controtendenza rispetto al mercato che si caratterizza per la capacità di creare le attese anticipandole con i prodotti che le soddisfano. Continuo tuttavia a credere che molte riflessioni presenti nel blog abbiano una loro validità intrinseca e meritino di essere conservate. Un'idea poteva essere quella di trasferirli su un e-book, ma il farlo richiede un impegno che non mi sento di assumere. Ho quindi pensato di “liberalizzare il blog” consentendo che le tematiche trattate non siano più legate ad esperienze di volontariato o a riflessioni inerenti il servizio EmmauS (già molti post se ne scostavano), ma possano toccare tutti i temi di interesse di chi scrive. Manterrò tuttavia un ruolo di filtro onde evitare che vengano pubblicate cose illegali o lesive della privacy, del decoro e del rispetto che caratterizzano il blog. Avrei voluto anche consentire a chiunque di aggiungere post (come già avviene per i commenti), ma la struttura del server non me lo consente. Invitate quindi i vostri amici (anche se non sono volontari EmmauS) a consultare questo blog e proponete loro di registrarsi come autori. E’ un esperimento e non è detto che riesca, ma finché non ci si prova … Gianpietro

23 marzo 2011

GRAN TORINO

Direi che questo è un post provvisorio che poi Gianpietro domani potrà cancellare.
Ho visto solo ora che questa sera su Rete4 alle ore 21 c'è in programmazione il film "Gran Torino". Paolo (amico comune di Gianpietro e mio) lo aveva visto durante un incontro, sul tema della conversione, organizzato per i genitori dalla parrocchia che frequenta. A lui era piaciuto moltissimo e me lo aveva consigliato. Potremmo guardarlo e poi commentarlo insieme; e se non ci sarà piaciuto sapremo con chi lamentarci!! Maria Maddalena

21 marzo 2011

... ed è solo lunedì

Chissà perchè devo ficcarmi sempre in situazioni simili. E' sempre così: sono la persona sbagliata nel posto sbagliato! Sono astemia e allergica alle nocciole e vivo circondata da vigneti nella patria del buon vino e... della nutella. Detesto lo shopping e non mi è mai interessata la moda e mi ritrovo a lavorare circondata da pizzi e merletti, a dover chiacchierare frivolmente con annoiate clienti sui colori di tendenza di questa primavera-estate o su quale sia il tessuto migliore per realizzare il cappottino di Filippo (che non è propriamente il figlio della cliente, quanto piuttosto il suo cane...). E ora questo. Mi trovo a scrivere sul blog creato da Gianpietro... io, che non ho mai amato scrivere, che mi facevo venire le coliche ogni volta che a scuola mi ritrovavo davanti ad una pagina bianca da dover riempire durante un compito in classe; io, che non ho mai svolto servizi di volontariato con persone in difficoltà, e l'unica "assistenza domiciliare" che porto avanti è quella della visita settimanale a mia nonna che, nonostante i suoi 87 anni, riesce sempre a ribaltare la situazione e a far sì che sia lei a fare "assistenza" a me, e non viceversa!! Ho chiesto a Gianpietro: "Cosa posso mai scrivere io nel tuo blog?". Mi ha risposto: "Scrivi quello che vuoi".
Bene. Penso che chiunque stia leggendo questo post abbia ormai capito che sto decisamente abbassando il livello delle erudite conversazioni che si sono susseguite negli anni passati. Non posso e non sono in grado di far altro che scrivere semplicemente qualcosa che riguarda il mio vissuto. Iniziamo allora dalla figuraccia che mi sono fatta questa mattina con una cliente. Entra in negozio una signora che non avevo mai visto prima. Non risponde al mio saluto ("Iniziamo bene", mi dico). Mi si avvicina un po' intimidita, con gli occhi bassi, e con i suoni gutturali propri dei sordomuti mi dice di aver bisogno di far riparare un abito. Ecco perchè non aveva risposto al mio saluto, non mi aveva sentita. Fortunatamente anni fa ho avuto modo di frequentare alcune persone sordomute e quindi non ho difficoltà a capirla e a farmi capire. La cliente lo intuisce presto e ne approfitta per lasciarsi andare a far quattro chiacchiere (mi ha raccontato una buona metà della sua vita!). Quando finalmente siamo riuscite a tornare al motivo della sua visita e a terminare la prova dell'abito, con estrema naturalezza le ho chiesto (come faccio con tutte le clienti) il numero di telefono in caso avessi avuto bisogno di contattarla. Lei spalanca gli occhi e mi dice: "Ma se tanto non sento!" ... sono letteralmente sprofondata sotto il bancone ("... ed è solo lunedì", mi son detta). Quando sono riuscita a trovare il coraggio di risollevare lo sguardo per scusarmi della mancanza di sensibilità dimostrata, mi sono ritrovata davanti alla cliente che sorridendo divertita mi stava dicendo: "La telefonata non la sento ma i messaggi li leggo. Le lascio il mio numero di cellulare". Probabilmente la nostra conversazione si era svolta con tanta naturalezza da avermi indotta a dimenticare di trovarmi di fronte ad una persona, come va di moda dire oggi, "diversamente abile". E sembra che lei abbia apprezzato quella che a me, in un primo momento, è sembrata solo una mancanza di sensibilità nei suoi confronti. Maria Maddalena