10 marzo 2013

Mille

Percorrono mille rivoli le motivazioni della crisi. Mille sono le colpe attribuite a mille diversi colpevoli che ognuno individua, ma che nessuno condanna. Mille i mostri virtuali ai quali lasciamo manovrare leve prive di impronte umane. Mille sono le interpretazioni dello stesso fatto e mille sono i  fatti che rimangono privi di una interpretazione. Mille le giustificazioni, mille gli alibi, milioni le bugie che difendono milioni di interessi. Mille gli indicatori che puntano verso mille direzioni contrapposte e mille le voci che sanno distorcerne la interpretazione. Mille le conseguenze previste e altre mille quelle imprevedibili, che milioni di occhi leggono in mille differenti modi. Mille le scelte possibili, consigliate, imposte, devianti, comunque sbagliate: ognuna con mille esiti aventi identiche possibilità di realizzazione, e mai nessuna che soddisfi le attese. Mille sono i passi che trascinano verso un’identica deriva gli onesti inconsapevoli legati ai consapevoli disonesti. Mille le domande senza risposta, mille le risposte date a domande non formulate. Mille i perché urlati disperatamente, mille le motivazioni false e interessate. Mille gli atti estremi che rimbalzano sul muro di mille pianti ipocriti. Mille proclami, mille programmi, mille soluzioni, mille minacce, mille moniti, mille appelli, mille interrogazioni, mille richiami. Milioni di insulti e di parole rubate e urlate al vento. Nessuna prospettiva, ma un solo esito certo. La rana sta bollendo. Gianpietro

9 marzo 2013

Sliding doors

Talvolta, si verificano inaspettate soluzioni di continuità, capaci di sciogliere lacerazioni provocate da spinte contrapposte. Si tratta di eventi esterni e, spesso, da noi indipendenti. Clamorosi o banali, ma sempre efficaci quel tanto che serve a rompere, per tempi indefiniti, lacci che parevano inestricabili. Ai più significativi diamo il nome di “momenti di svolta”. Spesso si presentano in forma di individui, la cui influenza marca profondamente la nostra esistenza, sia che ci abbiano rivolto lo sguardo una sola volta, sia che ci accompagnino fino alla morte. Altre volte sono eventi, accadimenti traumatici, tanto quelli lieti come quelli dolorosi, in grado di spostare il baricentro dei nostri interessi. Sotto quelle spinte la vita ridisegna il proprio percorso e dal loro verificarsi traiamo le giustificazioni allorché ci voltiamo per rileggerne il senso. Di fronte ad essi ci sentiamo indifesi, anche se non ci viene preclusa la possibilità di barare. Ma tantissimi altri incontri marcano il sentiero, costellandolo di occasioni vissute o perse, di mani protese o chiuse a pugno, di sguardi distolti o affrontati, di scelte lasciate a chi veniva dopo di noi o accettate anche quando non si era costretti a farlo … Mi è facile pensare alle tante “sliding doors” che si sono richiuse alle mie spalle, in numero almeno pari a quelle contro le quali ho sbattuto il viso. Mi volto e credo di vedere una linea retta. Mi sembra che nulla potesse essere diverso da come è stato. Mi ripeto allora che non ho fatto altro che seguire un solco, e che la libertà di scelta è una finzione. Ciò che è stato, è stato così come doveva essere e diversamente non poteva. Eppure quelle porte non le ho dimenticate, la soluzione di continuità l’ho avvertita e se oggi mi dico “avrei potuto”, l’avrei potuto dire anche allora.
Ma non è di questo che volevo scrivere. Stasera riflettevo su altri incontri, su "sliding doors" cosiddette “minori”, quelle che possono avermi dato un attimo di serenità o avere favorito il sorgere di un dubbio. Quelle che hanno contribuito a darmi la spinta giusta oppure avermi aiutato nella frenata. Nei miei ricordi lo sono state alcune letture, purtroppo ignorate quando sarebbe stata invece l’età giusta per farle. Lo è stata certa musica, come quella che ascolto adesso mentre sto scrivendo, casualmente scoperta nell’unico momento, tanti anni fa, in cui serviva. Lo sono stati gli scritti che mi sono regalato, disseminati negli anni, nei diversi tentativi di ricerca interiore, mai completata, e che vorrei avere la capacità di continuare. Lo sono certe amicizie nate per gioco e che si cibano d’aria, di attese, di silenzi più che di parole. Incontri casuali e che tali rimangono fino a quando una parola in più dà origine alla soluzione di continuità. Ed ecco lo squillo che getta un’asse tra le rive. Percorrerla significa ritrovarsi con una pianta tra le mani alla quale donare l’acqua giusta perché non inaridisca, ma, al contempo, cresca senza il rischio di annegare. Gianpietro

3 marzo 2013

Alternanza


Ci sono momenti, periodi lunghi anche più giornate, che vivo malvolentieri non sopportando lo stress che mi procura il concatenarsi degli impegni. Per contro, vi sono altre giornate nelle quali la mancanza di compiti genera noia, ansia, un'uguale sofferenza. E questo alternarsi convive con un malessere che ha molteplici cause. Il rumore di fondo è sempre lo stesso: l’incertezza, la sensazione d’impotenza, d’ineluttabilità, d’inadeguatezza di fronte ai comportamenti che mi vengono richiesti o ai quali credo di dovere attendere. Fuga e ricerca, immersione e soffocamento, ansia e noia, con margini di tolleranza sempre più ridotti. Complice un degrado mentale e fisico che, riconoscendolo, tento, ma è sforzo vano, di respingere. Essere qui e altrove. Vedermi dall’alto per tutto comprendere e contenere. O identificarmi solo con l’io interiore: testuggine che non riceve luce e non dà voce. Nel passato c’erano prospettive, attese dettate dalle consuetudini, regole inconsapevolmente accettate, che scandivano tempi e modi. Poi tutto questo è finito. Non ricordo il momento, né ha senso cercarlo. Se c’è stato, era una bandiera abbassata, non la causa. Forse uno scritto liberatorio. Forse la fine dei giochi, che si chiamassero lavoro o studio. Forse occhi che si sono finalmente aperti sul vuoto intorno, non visto, ma sempre esistito. Ed ecco l’ansia che ondeggia tra il bisogno di colmare e il desiderio di fuggire. Chi mi giustificherà per le ore che spreco? Tra pochi giorni compio gli anni. Per mio padre fu l’ultima volta. Gianpietro