9 marzo 2013

Sliding doors

Talvolta, si verificano inaspettate soluzioni di continuità, capaci di sciogliere lacerazioni provocate da spinte contrapposte. Si tratta di eventi esterni e, spesso, da noi indipendenti. Clamorosi o banali, ma sempre efficaci quel tanto che serve a rompere, per tempi indefiniti, lacci che parevano inestricabili. Ai più significativi diamo il nome di “momenti di svolta”. Spesso si presentano in forma di individui, la cui influenza marca profondamente la nostra esistenza, sia che ci abbiano rivolto lo sguardo una sola volta, sia che ci accompagnino fino alla morte. Altre volte sono eventi, accadimenti traumatici, tanto quelli lieti come quelli dolorosi, in grado di spostare il baricentro dei nostri interessi. Sotto quelle spinte la vita ridisegna il proprio percorso e dal loro verificarsi traiamo le giustificazioni allorché ci voltiamo per rileggerne il senso. Di fronte ad essi ci sentiamo indifesi, anche se non ci viene preclusa la possibilità di barare. Ma tantissimi altri incontri marcano il sentiero, costellandolo di occasioni vissute o perse, di mani protese o chiuse a pugno, di sguardi distolti o affrontati, di scelte lasciate a chi veniva dopo di noi o accettate anche quando non si era costretti a farlo … Mi è facile pensare alle tante “sliding doors” che si sono richiuse alle mie spalle, in numero almeno pari a quelle contro le quali ho sbattuto il viso. Mi volto e credo di vedere una linea retta. Mi sembra che nulla potesse essere diverso da come è stato. Mi ripeto allora che non ho fatto altro che seguire un solco, e che la libertà di scelta è una finzione. Ciò che è stato, è stato così come doveva essere e diversamente non poteva. Eppure quelle porte non le ho dimenticate, la soluzione di continuità l’ho avvertita e se oggi mi dico “avrei potuto”, l’avrei potuto dire anche allora.
Ma non è di questo che volevo scrivere. Stasera riflettevo su altri incontri, su "sliding doors" cosiddette “minori”, quelle che possono avermi dato un attimo di serenità o avere favorito il sorgere di un dubbio. Quelle che hanno contribuito a darmi la spinta giusta oppure avermi aiutato nella frenata. Nei miei ricordi lo sono state alcune letture, purtroppo ignorate quando sarebbe stata invece l’età giusta per farle. Lo è stata certa musica, come quella che ascolto adesso mentre sto scrivendo, casualmente scoperta nell’unico momento, tanti anni fa, in cui serviva. Lo sono stati gli scritti che mi sono regalato, disseminati negli anni, nei diversi tentativi di ricerca interiore, mai completata, e che vorrei avere la capacità di continuare. Lo sono certe amicizie nate per gioco e che si cibano d’aria, di attese, di silenzi più che di parole. Incontri casuali e che tali rimangono fino a quando una parola in più dà origine alla soluzione di continuità. Ed ecco lo squillo che getta un’asse tra le rive. Percorrerla significa ritrovarsi con una pianta tra le mani alla quale donare l’acqua giusta perché non inaridisca, ma, al contempo, cresca senza il rischio di annegare. Gianpietro

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