Una sera alla settimana, svolgo un piccolo servizio in una cappella dedicata alla preghiera continua. Una giovane donna, inginocchiata, piange silenziosamente. Non è una scena inconsueta, in questo luogo. Eppure stride, in modo particolare, con il resto della mia giornata, e mi fa pensare ad una citazione di Elias Canetti, che ho letto oggi su un quotidiano, riportata dalla scrittrice Laura Bosio: «C'è un muro del pianto dell'umanità, e io gli sto accanto». Nel pomeriggio, con alcune amiche, sono andata alla conferenza di uno scrittore israeliano e, alla fine, ci siamo ritrovate, con alcuni conoscenti, nel foyer del teatro, a commentare l’incontro. Hanno incominciato tutti a discutere animatamente e rabbiosamente, dicendone di tutti i colori, tirando fuori questioni politiche fuori tema, mettendo addirittura in bocca a questo scrittore inesattezze letterarie e storiche, che lui non si era mai sognato di dire, e pur parlando un inglese molto chiaro e comprensibile. Uscendo, ci siamo imbattute in un gruppo di studenti universitari, e una mia amica, che era stata la loro insegnante al liceo, ha ricordato loro lo sciopero generale, pur senza sapere bene di cosa si trattasse, e che cosa questo sciopero, esattamente, rivendicasse, quando le ho posto questa domanda. Buona parte della nostra giornata, anche sul lavoro, si svolge così: tra liti, sterili discussioni e rivendicazioni. Poi, ogni tanto, accade qualcosa, nella nostra vita, che blocca tutto questo chiasso, e ci fa stare così, in silenzio, a piangere sommessamente, e ci rendiamo conto che di tutto quello per cui abbiamo litigato, discusso, gridato non ci importava poi granché. Cristina
28 ottobre 2008
C'è un muro del pianto
Una sera alla settimana, svolgo un piccolo servizio in una cappella dedicata alla preghiera continua. Una giovane donna, inginocchiata, piange silenziosamente. Non è una scena inconsueta, in questo luogo. Eppure stride, in modo particolare, con il resto della mia giornata, e mi fa pensare ad una citazione di Elias Canetti, che ho letto oggi su un quotidiano, riportata dalla scrittrice Laura Bosio: «C'è un muro del pianto dell'umanità, e io gli sto accanto». Nel pomeriggio, con alcune amiche, sono andata alla conferenza di uno scrittore israeliano e, alla fine, ci siamo ritrovate, con alcuni conoscenti, nel foyer del teatro, a commentare l’incontro. Hanno incominciato tutti a discutere animatamente e rabbiosamente, dicendone di tutti i colori, tirando fuori questioni politiche fuori tema, mettendo addirittura in bocca a questo scrittore inesattezze letterarie e storiche, che lui non si era mai sognato di dire, e pur parlando un inglese molto chiaro e comprensibile. Uscendo, ci siamo imbattute in un gruppo di studenti universitari, e una mia amica, che era stata la loro insegnante al liceo, ha ricordato loro lo sciopero generale, pur senza sapere bene di cosa si trattasse, e che cosa questo sciopero, esattamente, rivendicasse, quando le ho posto questa domanda. Buona parte della nostra giornata, anche sul lavoro, si svolge così: tra liti, sterili discussioni e rivendicazioni. Poi, ogni tanto, accade qualcosa, nella nostra vita, che blocca tutto questo chiasso, e ci fa stare così, in silenzio, a piangere sommessamente, e ci rendiamo conto che di tutto quello per cui abbiamo litigato, discusso, gridato non ci importava poi granché. Cristina
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