28 ottobre 2008

C'è un muro del pianto

Una sera alla settimana, svolgo un piccolo servizio in una cappella dedicata alla preghiera continua. Una giovane donna, inginocchiata, piange silenziosamente. Non è una scena inconsueta, in questo luogo. Eppure stride, in modo particolare, con il resto della mia giornata, e mi fa pensare ad una citazione di Elias Canetti, che ho letto oggi su un quotidiano, riportata dalla scrittrice Laura Bosio: «C'è un muro del pianto dell'umanità, e io gli sto accanto». Nel pomeriggio, con alcune amiche, sono andata alla conferenza di uno scrittore israeliano e, alla fine, ci siamo ritrovate, con alcuni conoscenti, nel foyer del teatro, a commentare l’incontro. Hanno incominciato tutti a discutere animatamente e rabbiosamente, dicendone di tutti i colori, tirando fuori questioni politiche fuori tema, mettendo addirittura in bocca a questo scrittore inesattezze letterarie e storiche, che lui non si era mai sognato di dire, e pur parlando un inglese molto chiaro e comprensibile. Uscendo, ci siamo imbattute in un gruppo di studenti universitari, e una mia amica, che era stata la loro insegnante al liceo, ha ricordato loro lo sciopero generale, pur senza sapere bene di cosa si trattasse, e che cosa questo sciopero, esattamente, rivendicasse, quando le ho posto questa domanda. Buona parte della nostra giornata, anche sul lavoro, si svolge così: tra liti, sterili discussioni e rivendicazioni. Poi, ogni tanto, accade qualcosa, nella nostra vita, che blocca tutto questo chiasso, e ci fa stare così, in silenzio, a piangere sommessamente, e ci rendiamo conto che di tutto quello per cui abbiamo litigato, discusso, gridato non ci importava poi granché. Cristina

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