2 dicembre 2008

OSCAR e la scrittura

(pag. 9) Scrivere è soltanto una bugia che abbellisce la realtà, una cosa da adulti.

Nel racconto, l’espressione è collegata alla descrizione “edulcorata” che Oscar fa del proprio aspetto fisico, contrapposta all’immagine reale. Gli adulti ricorrono spesso a questa finzione, i ragazzi, dovrei dire i bambini, risultano meno condizionati. Loro, fortunatamente, sanno ancora gridare “Il re è nudo!”. Una volta adulti diventiamo invece molto attenti ai termini che adoperiamo giustificandone la scelta con il desiderio di non ferire, di non risultare troppo crudi, o, più semplicemente, per esorcizzare la paura di vederci respinti. Essere almeno “obiettivi” nello scrivere, assunto che l’oggettività è un ossimoro stante l’incompatibilità con la posizione di soggetto scrivente, è compito arduo, ma non impossibile. A bene osservare non sempre ci avvaliamo delle parole per “abbellire” la realtà. Al contrario, spesso, ci capita di usare delle lenti molto scure, specie quando le teniamo appoggiate su un cuore turbato o stanco. In quei momenti, se raccontiamo delle “bugie”, si tratta, il più delle volte, di mezze verità. O almeno tali ci appaiono. Gianpietro

1 commento:

Cristina ha detto...

Il problema percepito da Oscar mi sembra essere quello che ai bambini gli adulti raccontano le favole, genere letterario di finzione per eccellenza, dove si descrive effettivamente una realtà, ma con parole che un bambino possa assimilare e capire. Nel caso di un bambino ammalato, i genitori, spesso, non tengono conto che la malattia li fa crescere in fretta, rendendoli così mezzo adulti e mezzo bambini, tanto che con loro non si sa più quale linguaggio usare. Penso che per i genitori sia un momento drammatico, io l’ho vissuto con una mia amica, il cui figlio si è ammalato di leucemia, e della forma più grave, poi fortunatamente è guarito, ma lui non ha mai vissuto una vera infanzia, come gli altri. Ho partecipato, con questa mia amica, ad alcuni seminari per genitori di bambini affetti da patologie oncologiche, e ricordo che c’erano anche delle maestre in pensione, che operavano come volontarie nell’ospedale pediatrico, che mi ricordavano molto questa Nonna Rosa, che riesce a trovare con Oscar il modo giusto di comunicare, facendogli scoprire la saggezza della vita, che sta nel fatto di trovare in ogni giorno e in ogni situazione qualcosa di sorprendente da scoprire. Cristina