2 dicembre 2008

Il presepe vuoto

Siamo di nuovo in Avvento, anche se molti dicono che questa festa non significa più tanto nemmeno per i cristiani, che sembrano non aspettare più niente, come tutti gli altri. Sabato, sono andata alla festa annuale dei volontari della Caritas, festa alla quale mancavano stranamente i poveri. A questa considerazione e alla mia proposta di una maggior condivisione con questi nostri fratelli, una signora ha obiettato che questo li metterebbe in imbarazzo. Sono sempre tanti i motivi per i quali resto un po’ delusa nelle mie aspettative; poi ci sono, invece, dei periodi in cui, quando meno me lo aspetto, tutti sembrano cambiare idea e fare quello che ho sempre desiderato. Questa settimana è incominciata molto bene, con il perdono, molto atteso, da parte di una persona che avevo trattato con molta durezza. Poi, mi ha telefonato la referente EmmauS, della zona in cui abita la persona da cui vado per il servizio, invitandomi ad un incontro con gli altri volontari: era tanto che attendevo questo invito e avevo finito per rassegnarmi che non sarebbe mai stato possibile. Poi è successo qualcosa di brutto, perché mia madre si è sentita molto male; però nel pomeriggio che io e mio fratello abbiamo passato vicino a lei, facendoci coraggio a vicenda e affrontando con molta cura la situazione, ho pensato a quanto siano cambiati i nostri rapporti familiari e a quanto siano migliori rispetto ad un tempo. Per finire queste mie riflessioni d'Avvento, credo proprio che se, a volte, smettiamo di sperare, è perché in questo presepe che è la nostra vita, siamo noi, per primi, ad avere escluso tante persone e che l’unica felicità che dobbiamo attendere, sia quella di vederle prima o poi tornare a prendere il loro posto accanto a noi. Cristina

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