4 dicembre 2008

OSCAR e Dio

(pag. 17) Ogni volta che crederai in Lui esisterà un po’ di più.
Oscar e la dama in rosa” è solo un piccolo libro, ma è anche un ricco concentrato di spunti di riflessione. La frase che dà il titolo a questo post richiama, pur senza citarlo direttamente, uno dei più noti “pensieri” del matematico e filosofo francese Blaise Pascal. La sua provocazione, ricordata come il “pari”, può essere così sintetizzata: “Scommetti su Dio, abbi fede come se Dio esistesse e provvedesse a te in ogni istante. Vivi, lavora e prega come se Dio operasse ora nella tua vita e vedrai che, nel tempo otterrai la fede.” (ed è quello che la dama in rosa suggerisce ad Oscar). Visti gli scarsi risultati ottenuti da quanti cercavano di dimostrare l’esistenza di Dio, questa scommessa vuole convincere coloro che non hanno la fede con una semplice considerazione di convenienza. Meglio credere in Dio perché poi, nel caso ci sia un aldilà avremo la vita eterna. In caso contrario abbiamo sprecato una vita il cui valore è pari a zero. Sembra una proposta intelligente. Se l’obiettivo di Pascal era quello di scuotere l’uomo dall’indifferenza, invitandolo a cominciare un cammino, a decidere di “prendere partito” scrollandosi di dosso l’ignavia, allora l’esortazione a vivere almeno nell’orizzonte del problema di Dio è condivisibile. Se invece si analizza il pensiero di Pascal sul piano strettamente matematico, ci si accorge che esso non regge. Il “pari” può essere letto infatti anche così: “Dio è una promessa infinita di felicità. Ad un gioco nel quale si punta un bene o una somma di beni finiti per avere in cambio un bene infinito conviene partecipare, purché la probabilità di vincita sia essa stessa un numero finito.” Secondo Pascal dinanzi all’infinito promesso, la vita da scommettere non può valere che nulla “… vedrete tanta certezza di guadagno e tanta nullità in ciò che rischiate …”, “ … se vincete, guadagnate tutto, e se perdete, non perdete niente: scommettete dunque, senza esitare, che egli esiste ...” Ma se la vita non vale nulla allora non c’è nulla da scommettere. La scommessa infatti è davvero conveniente solo se quel che si punta è pari a nulla, ma se è pari a nulla non si tratta affatto di una scommessa. Nessuno tuttavia attribuirebbe valore nullo alla propria vita, come Pascal pretenderebbe, se non confidasse già in partenza nell’altra vita. Costui dunque non scommetterebbe affatto perché crederebbe già. La scommessa è cioè una cartina di tornasole: rivela a chi è disposto a scommettere che è per ciò stesso un credente; e a chi non è disposto, perché per lui la vita è tutto e non c’è probabilità di un’altra vita che possa essere più grande del tutto della vita terrena, che è un non credente. Lungi dall’essere un gioco decisivo, la scommessa mostra quello che si è già deciso. In conclusione fare come se Dio ci fosse riesce davvero solo a chi già crede che c’è. Gianpietro

1 commento:

Cristina ha detto...

Questa frase mi ha fatto pensare al fatto che la fede in Dio è soprattutto una fede di relazione, di incontro, più che di contenuti. Non è che Dio abbia veramente bisogno dell’uomo, ma ha dimostrato, se dobbiamo stare alle Scritture, che vuole la sua collaborazione: non è un Dio trascendente, almeno nel cristianesimo. Il farlo esistere penso sia soprattutto questo: accogliere questo invito ad una relazione, dialogare con Dio, anche quando siamo pieni di dubbi. Il piccolo Oscar accetta questo invito e scopre un nuovo modo di vivere, ma non si dice che improvvisamente ci crede; anzi penso che la fede stia proprio in questo: che restiamo noi stessi, non facciamo conto sulla nostra razionalità per arrivare a Dio, perché il movimento non è dal basso verso l’alto, ma dall’alto verso il basso, per rivelazione.
Anch'io penso che il piccolo libro di Schmitt possa essere letto a livelli diversi, e anche più profondi di quello che potrebbe sembrare ad una prima lettura superficiale. Cristina