9 febbraio 2012

Sulla libertà

Sulle pagine di questo blog, il problema della libertà torna spesso, anche se per inciso, perché non c’è situazione o quasi che non ci metta di fronte alla domanda se siamo esseri liberi e responsabili o non lo siamo affatto. Certamente, se pretendiamo di rispondere a questa domanda con un sì o con un no non possiamo fare altro che constatare che la risposta è negativa; ma dobbiamo anche riconoscere che la vita è un fenomeno troppo complesso per ammettere una tale rigidità di pensiero e allora è opportuno pensare alla libertà come a un concetto fatto di mille sfumature o gradi. Il pensiero moderno sembra ormai tutto orientato a ritenere che nell'uomo esistano diversi livelli (spirituale, psichico, biologico) e che la sua felicità dipenda da una relazione armoniosa tra loro, mentre il conflitto tra questi provoca sofferenza. Appare dunque evidente che ognuno di questi livelli è regolato da leggi diverse e che per ognuno ci sia per l'uomo una diversa libertà di scelta. Il livello più alto di libertà è quello spirituale e questa è la libertà del santo, dell’eroe e del saggio. Più in basso, più vicino all'uomo, c'è il mondo morale, con il quale comunque la libertà spirituale non è in conflitto, perché ogni libertà superiore include e non esclude la libertà del mondo inferiore, dal quale non è separabile, perché non siamo puri spiriti. Gesù e i primi martiri cristiani si sarebbero comportati ugualmente bene se, invece di andare incontro alla morte, avessero colto l'occasione per scappare dalla loro prigionia e avessero continuato il loro insegnamento fuori dal paese in cui erano stati resi prigionieri. Scelsero invece la vittoria sul loro istinto di auto conservazione e camminarono incontro alla morte del corpo fisico. A un livello più basso del mondo morale, c’è il mondo biologico, con i suoi istinti e le sue pulsioni, che hanno anch’essi la loro importanza, per cui una legge morale troppo rigida che imponesse, per esempio, la castità o togliesse all’uomo la possibilità di auto determinare quando è ora per lui di morire, sarebbe assurda. Il discorso sulla libertà non si esaurisce certamente qui e queste sono solo alcune riflessioni, per cercare di dare una risposta alla domanda iniziale che avevo posto sulla relazione tra felicità e responsabilità, perché è chiaro che il discorso della felicità è strettamente legato a quello della libertà, senza la quale l’uomo non può essere felice. Cristina

9 commenti:

Maria Maddalena ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=5PZPLOqbFYU

:)

Cristina ha detto...

Grazie.:) Hai fatto bene a ricordare Giorgio Gaber con questa canzone sulla libertà, perché si dice che oggi ci ricordiamo solo di Fabrizio de André e abbiamo dimenticato Gaber e questo - se vero - sarebbe naturalmente ingiusto.

Cristina ha detto...

Adesso però per par condicio Inno alla libertà di Fabrizio de André :)

http://www.youtube.com/watch?v=2a_7vjhYHc8&feature=related

Paolo ha detto...

Liberi di.....?
o
Liberi da.....?

p.s. Su De Andrè e Gaber " nulla quaestio " : due tra i più grandi cantautori italiani :)

Cristina ha detto...

Libertà da o libertà di? Non provocarmi, perché sull’argomento ci sarebbe molto da discutere.:) In un contesto spirituale, si preferisce parlare di "libertà da". Libertà dalla sofferenza, per esempio, o dal peccato o comunque dal male, ed è un principio giustissimo. Ma io credo che abbia la sua importanza anche la “libertà di”, che ai nostri giorni vedo costantemente minacciata: libertà di preghiera, libertà di parola, e anche libertà di parlare la propria lingua. Leggevo, qualche giorno fa, una notizia che mi ha inquietato. Il rettore di una scuola pubblica, il Politecnico di Milano, ha abolito la lingua italiana tra le materie di insegnamento e vuole che in quella scuola si parli solo inglese. Mi è sembrato un provvedimento del tutto assurdo.

Maria Maddalena ha detto...

io direi...

Liberi per... !

Paolo ha detto...

Troppo interessante il tema della libertà per non aggiungere qualche altra riflessione.

Innanzitutto la libertà è un fatto interiore ( “ liberi da…” ). E questa non è una novità perché tutte le cose procedono dall’interno all’esterno, dalla sfera invisibile a quella visibile e cioè manifesta. Così per essere veramente liberi occorre preliminarmente esserlo interiormente, liberandosi dagli istinti e dai condizionamenti dell’inconscio. Compito non certo agevole, ma che ognuno di noi è chiamato a fare se vuole veramente prendere metaforicamente in mano il timone della propria esistenza.

C’è poi anche una libertà legata a fatti esteriori ( “ liberi di… “ ) che giustamente Cristina vede ai nostri giorni seriamente minacciata. Basti pensare che molte conquiste sociali e civili, conseguite a partire dalla fine degli anni ’60 ( si pensi ad esempio allo Statuto dei lavoratori e al progetto di revisione dell’art. 18 ) , vengono oggi sottoposte a un processo di revisione che mira a un drastico ridimensionamento . Ma gli esempi potrebbero essere molteplici.
Si aggiunga anche che un minor grado di libertà esteriore è imputabile anche alla stessa diffusione della tecnologia. Prendiamo internet . Da una parte ci consente di navigare sul web, di creare blog, di interagire con altri utenti o di frequentare social network ; ma dall’altro tutti i nostri comportamenti avranno una certa visibilità e non sono al riparo da occhi indiscreti. Senza contare altri mezzi tecnologici come ad esempio le carte telefoniche, le carte di credito o le telecamere di sorveglianza che comportano una “ tracciabilità” di tanti nostri movimenti.

Ma c’è anche un “ liberi per…” , come evidenziato da Maddalena che pone l’accento sull’aspetto partecipativo della libertà. E richiama alla memoria il testo della canzone di Gaber, sopra menzionato, secondo cui “ libertà è partecipazione “.

Ma vorrei aggiungere una considerazione conclusiva. Che è quella che la libertà non da tutti è apprezzata nel vero senso del termine. C’è veramente spesso una “ Fuga dalla libertà “ – per riprendere il titolo di un interessantissimo saggio di Erich Fromm – che consiste nel rinunciare alla propria libertà individuale demandandola alle istituzioni o ai poteri pubblici. Ciò perché molti temono più o meno consapevolmente la libertà, che implica per sua natura delle scelte, e quindi comporta anche responsabilità. Così per tanti soggetti non è spiacevole adagiarsi in un grigio conformismo, secondo la mentalità del gregge, che spinge a non pensare con la propria testa. Mentre di converso ciò si risolve , a livello politico e istituzionale , nella instaurazione di regimi totalitari, o ispirati a principi di falsa “ democrazia” ( virgolette d’obbligo ) che spingono a derive autoritarie.

Cristina ha detto...

Condivido tutto il tuo commento, Paolo, e penso che tu ti sia ampiamente meritato un'altra bella canzone di Faber intitolata "Nella mia ora di libertà".:)

http://www.youtube.com/watch?v=_VJnAQ2xYU0

Paolo ha detto...

Grazie, Cristina :) E grazie anche del brano di De André , che ho sempre sentito molto vicino al mio modo di pensare.