10 febbraio 2012

La vita significativa

Una parte dei volontari di Emmaus si dedica alla assistenza degli ammalati oncologici dell'hospice. In quel contesto, viene naturale interrogarsi sulla morte, ma, soprattutto, sul senso della vita, perché è inutile chiedersi che senso abbia la morte, se ancora non abbiamo capito quello della nostra vita. “Uno dei principali fattori che ci aiuterà a restare calmi e tranquilli al momento della morte è la maniera in cui abbiamo vissuto le nostre vite. […] Se la nostra vita quotidiana è in qualche modo positiva e significativa, quando arriverà la fine, anche se non la desideriamo, la accetteremo come una parte della nostra esistenza. Non avremo rimpianti. Vi potreste chiedere a questo punto che cosa si intenda, quando pensiamo di rendere la vita quotidiana significativa.” Questo parole sono del Dalai Lama e sono contenute nel libro “La via della liberazione”. Non conosco molto bene il buddismo, ma quello che conosco mi piace. Quello che apprezzo è soprattutto il tipo di insegnamento pratico che chiunque può seguire, indipendentemente dal credo e dai convincimenti personali. E’ una spiritualità che prima di tutto vuole aiutare l’uomo a liberare la sua vita dalla sofferenza e non perde tempo a giustificarla né a cercarla. Ma vediamo allora come si può fare a dare un senso alla nostra vita secondo il buddismo, che dice che abbiamo ottenuto una vita preziosa, sotto la forma di essere umano, ma ne disponiamo senza conoscerne il valore. Il primo insegnamento è quello di riconoscere che in noi agiscono istinti buoni, come l'empatia, la compassione, la solidarietà, che dobbiamo coltivare, come se fossero dei fiori o degli alberi, e istinti cattivi, come la rabbia, la vendetta, l'invidia, che provocano sofferenza soprattutto a chi li prova, che bisogna evitare, e per farlo occorre sviluppare delle tecniche, visualizzando, per esempio, i nostri tratti del volto, quando siamo arrabbiati, e così, possiamo vedere come diventano brutti, mentre quelli delle persone buone e serene sono distesi e scaldano il cuore, perché una delle proprietà dell'amore è che irradia la sua luce tutto intorno. Per fare questo, occorre dedicare del tempo alla meditazione, che per noi occidentali potrebbe essere la preghiera o semplicemente nutrire pensieri amorevoli verso quelli che soffrono e che spesso non possiamo aiutare perché distanti o al di sopra delle nostre forze. La vita moderna, purtroppo, ha ridotto se non annullato questo tempo, tanto che vediamo che anche monaci e sacerdoti dedicano molta parte della loro giornata alle attività pratiche, ma, per loro stessa ammissione, poco tempo, invece, alla preghiera e allo studio. “Il momento in cui sarete liberi da tutti gli impegni – dice il Dalai Lama – non arriverà mai, per questo ogni giorno dovete trovare il tempo per praticare. Dovete svegliarvi un po’ prima e cercare di trovare una o due ore nella mattinata per meditare. […] Generalmente, quando le persone invecchiano soffrono della vecchiaia e della malattia e la loro memoria si indebolisce. Ma appare evidente che la mente della gente che studia e medita in gioventù conserva freschezza e si mantiene attiva e agile anche nella vecchiaia.” A un gradino successivo, sta il pentimento per le nostre cattive azioni, che dobbiamo sempre purificare ammettendole, senza nasconderle e, nello stesso tempo, dobbiamo incominciare a rallegrarci per i meriti degli altri. Osservo, infatti, che molto spesso la gente è impegnata a giudicare e a criticare gli altri, ma questa cosa produce solo una grande negatività su tutti quelli che ci stanno intorno. Naturalmente gli insegnamenti del buddismo per rendere la vita più significativa e apprezzarne il valore sono tanti e non è possibile in questo spazio elencarli tutti, ma io penso che anche se ci limitassimo solo a questi, la nostra vita cambierebbe in meglio. Cristina

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