28 febbraio 2012

La memoria

"I ragazzi oggi non hanno memoria, e soprattutto non la coltivano, e tu sai che anche Michele non aveva memoria, o meglio non si piegava a respirarla e coltivarla. A coltivare le memorie ci siamo forse ancora tu, tua madre, e io, tu per temperamento, io e forse tua madre per temperamento e perché nella nostra vita presente non c'è nulla che valga i luoghi e gli attimi incontrati lungo il percorso. Mentre io li vivevo o li guardavo, quegli attimi o quei luoghi, essi avevano uno straordinario splendore, ma perché io sapevo che mi sarei curvato a ricordarli."
Così Natalia Ginzburg in “Caro Michele” coglieva il senso di un grande mutamento generazionale e anticipava quella perdita della memoria, individuale e collettiva, che potremmo anche chiamare la perdita del senso della storia, che caratterizza oramai tutto il nostro tempo. I ventenni di allora dovevano liberarsi del passato, per poter costruire un futuro diverso da quello dei genitori e questo era anche abbastanza comprensibile, perché non solo in quel periodo di grandi mutamenti, ma in qualunque periodo della storia, bisogna cercare di preparare un futuro migliore del tempo precedente. Quello che, a mio avviso, è sbagliato è non vedere la storia nella sua continuità, come se venissimo dal nulla, perché in questo modo non si può far altro che andare verso il nulla. Il presente deve per forza includere il passato, senza cancellarlo, senza esaltarlo, senza giudicarlo, ma cercando almeno di conoscerlo. Penso che questa operazione sia molto importante e per questo ho apprezzato il progetto chiamato “Locanda della memoria” di scrivere le biografie dei grandi anziani della nostra città. Ma più in generale penso che ognuno, indipendentemente dall’età, dovrebbe scrivere la propria biografia e, se è possibile, farlo in coppia, per conoscere meglio se stessi e anche l’altro. Credo che sia un buon esercizio che, se svolto correttamente, serve a riconciliarci con il passato e a godere meglio del presente, portandoci all’intima consapevolezza che le vicende del passato, che ci hanno fatto male, non possono più nuocerci, mentre il ricordo delle cose belle, che abbiamo vissuto, continueranno a rallegrarci per sempre. Cristina

4 commenti:

Paolo ha detto...

Apprezzo molto l’iniziativa di Gianpietro, che pubblicizza il progetto “ La locanda della memoria”,e le considerazioni svolte sull’argomento da Cristina, che riporta un bel passo di Natalia Ginzburg, l’autrice italiana che più ho amato.
Esiste evidentemente una memoria individuale e una collettiva. La prima appartiene al singolo, ai suoi ricordi, ai suoi vissuti ; mentre la seconda racchiude il senso della storia, intesa come una concatenazione di cause ed effetti . Sarebbe inopportuno oscurarla o dimenticarla – come è accaduto alle generazioni di giovani che si sono susseguite dagli anni ’70 in poi – perché vorrebbe dire dimenticare anche le nostre origini. Così come sarebbe eccessivo restare legati al nostro passato anziché crescere e andare avanti. Ma un individuo senza memoria è anche uno che ha perso le proprie origini e la propria identità.
Non saprei scrivere oltre perché già Cristina ha espresso benissimo questi concetti e non voglio disperdere le sue parole . Posso tentare solo una sintesi sull’importanza della memoria, dicendo che noi oggi non siamo altro che le risultanze di quello che eravamo ieri , mentre il modo in cui viviamo oggi determinerà il nostro domani .
Grazie, Cristina :)

Maria Maddalena ha detto...

Bello l'haiku, Gianpietro! Questo non me lo ricordavo... è nuovo?!

Gianpietro ha detto...

no, fa parte della raccolta. Dovresti averla, o no?

Maria Maddalena ha detto...

certo... mi sarà sfuggito di mente. Forse non c'è ancora sufficiente distanza tra oggi e il giorno in cui me li hai passati!! ahahah!!! Ora me li imparo tutti a memoria così non mi farò altre gaffe(s)! ;)