24 gennaio 2009

La decisione

La donna elegante e sofisticata che ho di fronte mi sta chiedendo se mi può seguire in qualche attività di volontariato, per vedere se lei stessa può essere di qualche utilità. Le rispondo che l'aiuterò con molto piacere e mi congratulo per la sua decisione. Dentro di me però faccio quello che non si dovrebbe mai fare: la giudico. Penso alla sua vita sempre guidata dall'ambizione di avere successo nel lavoro e negli affetti e penso di non aver mai incontrato nessuno di meno adatto di lei al servizio. Dimentico quello che le guide spirituali ci hanno sempre insegnato per percorrere un vero cammino della conoscenza di sé e della propria vocazione: che è nel decidersi che la persona si fa persona, che l'individuo diventa soggetto, il giovane diventa adulto. R. Bultmann, che interpreta anche il vangelo di Giovanni con la categoria fondamentale della decisione esistenziale, scrive che non è il mondo a determinare l'appartenenza di un uomo al regno delle tenebre o della luce; è la sua decisione. Penso anche alle scelte della mia vita, fino a un certo punto così incoerenti e anche ad un insegnamento che ho ricevuto, troppo spesso dimenticato, che mi esortava a non pensare ai piccoli traguardi, la carriera, il matrimonio, i viaggi, ma a costruirmi, prima di tutto, un orizzonte più ampio di vita, mio personale, libero da ogni condizionamento: avrei visto che tutto il resto vi si sarebbe miracolosamente incasellato sotto e anche se qualcosa fosse andato storto, non avrebbe avuto tanta importanza, perché sarebbe stato subito ridimensionato. Cristina

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

Molto bello il tema della "decisione". Davvero stimolante. Ci sono periodi nei quali sembrano concentrarsi le scelte che condizioneranno il resto dell'esistenza. Peccato che allora non eri ancora pronto ed a scegliere al tuo posto sono stati gli altri, le circostanze della vita. L'indirizzo di studio, l'innamoramento, le prime (talvolta uniche) occupazioni lavorative, i figli, la salute ... Passano gli anni, se sei fortunato maturi nello spirito e senti di avere altre porte da aprire, ma non hai più la forza per farlo, infiacchito dagli anni e dai legami. Se ripercorri onestamente (giunto a sessant’anni io l’ho fatto) ogni episodio importante, ti accorgi di quante deviazioni, di quante sliding doors è stata costellata l’esistenza. Spesso non le hai riconosciute, per altre non potevi farci niente, e quelle poche sulle quali hai inciso non avevi le conoscenze, o il coraggio, per fare la scelta migliore. Gianpietro

Cristina ha detto...

Nei cambiamenti significativi della mia vita, ho sempre visto un momento di passività, in cui mi venivano imposte le decisioni di altri, ma anche una fase in cui diventavo di nuovo attiva ed è questo il momento che definirei della 'decisione'. Quando ho lasciato l'università, ho dovuto accettare la scelta della mia famiglia di un lavoro che non mi piaceva e che, nei loro piani, avrebbe dovuto farmi tornare la voglia di studiare. La mia decisione è stata quella di non mollare, di passare oltre l'ostilità di un dirigente al quale era stata imposta la mia assunzione, all'antipatia dei colleghi, inorriditi dalla mia incompetenza e mettere tutte le mie energie per trovare, alla fine, un lavoro interessante, che mi piacesse. Così, più o meno è stato per tutte le altre svolte della mia vita. Purtroppo però non esiste decisione senza un costo da pagare. Penso anche a scelte più coraggiose delle mie, come quella di una collega americana, che ha lasciato tutto per venire a vivere qui e per lei è stato ed è ancora durissimo. Cristina