16 gennaio 2009

La dignità dell'uomo

La dignità è quell’aspetto della nostra umanità che suscita il rispetto. In modo paradossale, essa appare più evidente nell’uomo quando è in uno stato di miseria e di svantaggio. In un articolo di Repubblica, la giornalista Barbara Spinelli commentò le immagini del volto di Saddam Hussein, violato dalle mani del soldato che fruga nei suoi capelli arruffati e dall’ispezione dei suoi denti, come fosse una bestia da soma cui, al mercato, si spalanca la bocca per guardare lo stato e l’età dei suoi denti e si controlla se, nel suo pelo, non si annidino i pidocchi e scrisse che il despota, che aveva gasato iraniani e curdi, massacrato gli sciiti e ogni sorta di oppositori, tutto ad un tratto, non sembrava più l’orrore che era stato: sembrava aver acquisito una dignità che prima non possedeva, uno sguardo di cui, in passato, non era stato capace. Un’amica, la cui vita è stata devastata dal rapporto conflittuale con una madre dispotica e crudele, che le ha sempre negato ogni gesto di affetto, mi ha raccontato che, da quando è ammalata e sofferente, improvvisamente, ha smesso di vederla come l’ha sempre vista per tutta la vita. A volte, però, la dignità non è compresa. Verso il lavoro, che è l’atto che, per eccellenza, conferisce a tutti gli essere umani la dignità, abbiamo un atteggiamento ambivalente. Quando siamo giovani, lo sentiamo come un giogo, che ci impedisce chissà quale libertà, invece di vederlo come principio di sostentamento e benessere per noi e la collettività e guardiamo con sospetto e un po’ di compatimento i pochi che sostengono che il loro lavoro lo svolgerebbero anche per niente. Quando, invece, dobbiamo abbandonare il lavoro, perché siamo nell’età della pensione, lo rimpiangiamo e finiamo per diventare o iperattivi, forma molto subdola di depressione, oppure assumiamo quell’aria risentita, come se qualcuno ci avesse fatto chissà quale torto, negando così anche dignità a quella fase, adesso consistente della nostra vita, che è la vecchiaia, in modo particolare noi donne, sempre pronte a cancellarne il minimo segno al suo insorgere. Cristina

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