13 aprile 2009

Il cerchio intorno

Questa è una cura, oltre alle pasticche, che mi aveva assegnato Loredana, amica e medico. Ho estrapolato dal componimento una riflessione che mi è tornata alla mente leggendo il post di Carmela. “Scrivi Patti cosa è per te vivere accanto ad un disabile totalmente dipendente come lo è tuo fratello”. Salto la storia perché non è in questo contesto che voglio leggere la mia vita e la sua. Il punto di partenza mi viene offerto da una riflessione sulle persone che frequentano casa. Sono tante; tutte rispondono ad una efficiente organizzazione che mi permette di lavorare, di seguire le figlie, di vivere un pezzetto di vita privata a volte tanto intenso da essere paragonabile ad una grossa fetta, a volte così esiguo e pesante. I volontari di EmmauS sono persone che ruotano a seconda delle giornate e mi sostituiscono quando sono al lavoro, e non solo, occupano uno spazio di tempo e un luogo dove esprimono la normalità semplicemente con il loro esserci. A volte chiedo loro di svolgere sul famigliare alcune manovre con la possibilità del rifiuto se tale impegno comporta disagio, altrimenti occupano questa casa, la vivono con i loro interessi, con le loro esperienze di vita, con la loro cultura, idee, opinioni. Mi fa stare tranquilla sapere che sul mio divano siede una persona che legge il giornale o un libro, che si occupa di tenere accesa la stufa perché il freddo che sente è identico a quello che sente chi sta seduto in carrozzina, risponde al telefono e altre semplici normali attività che si fanno in casa nello spazio di compagnia ad una persona disabile che spesso dorme, non parla, ride, guarda, osserva, forse ascolta. Poi ci sono i rari e veloci momenti in cui ci incrociamo e sono spesso le consegne da ambo le parti che occupano questi spazi. Nonostante il breve tempo c’è il piacere di confrontarmi con una persona che mi rimanda alla normalità della vita. Non è mia intenzione fare una classifica di cosa è più importante per mio fratello, non voglio affermare che l’infermiera è più o meno importante dell’assistente domiciliare, o del medico, o di chi mi consegna a domicilio il materiale sanitario ecc. Sono tutte persone professioniste delle quali non potrei fare a meno e delle quali riconosco l'impegno e l'umanità che mi esprimono, ma ciò di cui ho bisogno è di sentirmi in un contesto fatto di normalità. Sono consapevole di essere io bisognosa, io ho necessità di avere risposta alle ansie, alle paure che mi assalgono quando non riesco a vedere oltre alle difficoltà. Non so se la finalità di EmmauS è questa, ma mi piace si sia incrociata con le mie esigenze e con la mia esistenza. Patrizia

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