9 settembre 2008

Viaggio a Kandahar

Nafas è una giovane donna afgana, fuggita dal suo Paese durante la guerra civile dei Taliban e rifugiatasi in Canada, dove lavora come giornalista, impegnata nell'ambito sociale e nella rivendicazione dei diritti delle donne. In una lettera disperata, la sua sorellina, priva di gambe, per lo scoppio di una mina, e rimasta a casa in Afghanistan, comunica a Nafas di voler togliersi la vita prima dell'eclisse di sole, l'ultima del secolo, che sta per verificarsi. La donna decide di fare ritorno a Kandahar per salvare a tutti i costi la sorella. Ieri sera ho visto per la prima volta questo film, che mi ha colpito, oltre che per l’impegno del regista di far conoscere la condizione di miseria di questo popolo dimenticato da tutti, per l'idea del viaggio, faticosissimo, che intraprende chi accorre al grido di aiuto di qualcuno. Sono ormai dieci anni che una mia giovane cugina manifesta la volontà di uccidersi, senza peraltro averne il coraggio. All'inizio della sua depressione, aveva chiesto l'accompagnamento di un volontario ad una associazione, che non ha potuto aiutarla, perché quella dove abitava non rientrava nelle zone di sua competenza. A me aveva chiesto l’aiuto per trovare un lavoro, che io non sono riuscita a trovare. I medici, con cure che lei sostiene non appropriate, hanno peggiorato la sua situazione. Adesso, non vuole più vedere nessuno, nemmeno i parenti, e noi ci siamo arresi. Questo film mi ha ricordato che ci sono tante persone al mondo che non si arrendono mai, come la protagonista del film. Nella realtà, però, la vera Nafas, non è mai riuscita ad entrare in Afghanistan. E anche la nostra vita va sempre avanti così, come possiamo, tra utopia e realtà. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Anch’io ho visto quel film (alcuni anni fa) ed ero rimasto colpito più dalla componente poetica che non dalla crudezza della realtà rappresentata, forse perché così lontana dalla mia capacità di comprensione e quindi di accettazione (per inciso: se non hai avuto occasione di vederlo ti suggerisco “Il tempo dei cavalli ubriachi”: è del 2000 e in biblioteca dovesti poterlo trovare). Lo stesso giorno che hai inserito questo post mia figlia mi ha portato il DVD “Lo scafandro e la farfalla” insieme al libro di Jean Dominique Bauby da cui il film è stato tratto. Non so ancora che giudizio darne, ci sto riflettendo. Sconvolgente l’approccio cinematografico, mentre mi sarei aspettato ben altro sul piano dei contenuti. Ho quindi letto il libro sperando di trovarlo diverso. Il regista invece ha rispettato in pieno le indicazioni dell’autore. Non aggiungo altro per non rischiare di influenzarti (se vorrai vederlo) con le mie parole. Gianpietro