1 settembre 2008

Dialogo

Ho ascoltato, nel corso di alcuni giorni e per un totale di sei ore, la conferenza, interessantissima, di un relatore, che dicono essere il migliore in Italia sul tema trattato. Su sua proposta, è arrivato il momento di quella che, con un’espressione un po’ dotta, viene chiamata “collatio”, una specie di condivisione che si fa alla fine di queste conferenze, per raccogliere le impressioni. L’imbarazzo è generale: siamo tutti un po’ intimiditi e ci sentiamo del tutto inadeguati per fare una qualsiasi domanda. Decido di buttarmi e, con voce anche un po’ tremante, parto con le mie osservazioni, che non devono essere poi molto acute, perché il relatore incomincia vistosamente a sbadigliare e, alla fine, non mi risponde nemmeno. Questo è soltanto uno dei tanti episodi che dimostrano che il “dialogo”, in qualunque ambiente, sembra essere definitivamente morto, sostituito dal meno impegnativo “monologo”, di cui anche questo blog è un esempio. Ci sono indubbiamente dei vantaggi: in passato, quando c’era ancora la consuetudine al dialogo, se si parlava a sproposito, si veniva mortificati con le critiche: questo adesso non succede più. Per questo motivo, ovunque, assistiamo a persone che parlano, ma a chi non lo sappiamo bene. Se poi succede che qualcuno prenda il coraggio di fare una domanda, non sappiamo nemmeno più rispondere, perché questa era un’eventualità che non avevamo preso in considerazione. Io penso che dovremmo avere tutti il coraggio di smettere di parlare e, soprattutto con i giovani, incominciare, invece, a rispondere alle domande o, almeno, essere capaci di suscitarle. Cristina

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

I testi di sociologia insegnano che la comunicazone parte dal ricevente. E' lui che ne determina il successo o il fallimento e che, tramite il feed-back stabilisce su quale canale intende sintonizzarsi rispetto all'emittente.Il "nostro" blog (consentimi di definirlo tale) ha tuttavia un vantaggio. Il canale rimane aperto (fino a che il blog esisterà. Non si chiude con il trasferimento iniziale dell'informazione. Il codice è sempre disponibile, i disturbi di fondo sono marginali e comunque correggibili, ed al destinatario non viene imposto di partecipare alla comunicazione nel momento stesso in cui viene avviata. E' ciò che avviene nei libri. Li leggi quando sei pronto e se la prima lettura ti ha fornito un input di un certo tipo, ciò non impedisce che in un secondo momento emergano aspetti dapprima non considerati. Poi può succedere che il libro, come questo blog, si riempia di polvere sullo scaffale, ma questa è un'altra storia. Per quanto possa valere sappi comunque che puoi contare su almeno un lettore attento. Gianpietro

Cristina ha detto...

Grazie. Essere in due è già dialogo. A volte poi, ci si pone un obiettivo, che in questo caso sarebbe quello del confronto tra i volontari, ma se ne ottiene un altro, diverso, ma non meno importante. Cristina