14 settembre 2008

ubriachi, umani, guerrieri

Tutti gli umani evolvono,
nel tempo.
Per brevi vite intanto vagano da ubriachi.
Legato a un Punto inutile,
l’ubriaco aggroviglia matasse di cui ha perso i capi.
Non pianti, non rimorsi, non ansie, non aneliti, non sguardi,
non speranze,
l’ubriaco ondeggia in bilico tra l’esser belva od umano.
Lo guida l’ignoranza, lo spinge la disperazione,
altre voci non ode, né potrebbe.
L’ubriaco vede solo ciò che le sue mani contengono,
possiede solo ciò che le sue mani toccano,
desidera solo ciò che altre mani gli mostrano,
distrugge tutto ciò che le sue mani non conoscono.

L’ubriaco ama il suo stato e lo difende da tutto,
delle conseguenze non si cura,
la sua sola meta è esserci fino a sera.
Dell’umano ha tutto
fuor che la consapevolezza.
Il lieve muover dell’ago segna passaggi nei due sensi.
Nessuna condizione è stabile, nessuna scelta definitiva.
Quante altre sofferenze graveranno il fardello di quell’anima
prima che la bilancia rompa l’equilibrio!
Della Casa del Padre occupa la cantina
e la condizione lo aggrada.
Non ha specchi interiori ed il suo sguardo
riflette muri imbiancati.
Possiede trenta denari e sa come spenderli.


La storia risuona dei suoi strepiti
e il rumore rimbomba nella stanza
senza che l’eco varchi la parete.
L’ubriaco si ciba di se stesso
ed il passato gli è giustificazione
per nulla imparare.
In lui si compiace il maligno
che marca l’anima al proprio impero.
Ma la coscienza del suo stato
porterà lo spirito a ricercare nuove opportunità.
Nulla è per caso,
e i suoi denari non sono stati spesi invano.

Tra la moltitudine di ubriachi
talvolta l’umano apre una breccia,
e se ancora non geme sotto il peso di sè,
pure ne sente il giogo.
Fieri proponimenti, ampie promesse, solenni impegni,
s’infrangono davanti a
brevi attese, risultati non visti, la cura di ogni giorno.
Chiare visioni, momenti di conoscenza, prime certezze,
lasciano il passo a
ritorni dell’io, insidie del corpo, debolezze della mente.
Paziente è l’Uno,
ma questo non ti consoli,
ubriaco od umano che tu sia.
Se di non aver mai saputo, dir non potrai,
tua sarà la tromba nel dies irae.


Solo pochi rinascono già guerrieri,
nel tempo prevale l’umano.
E se i loro sentieri, già tracciati, s’incrociano,
è per altre mete.
Una stalla senza finestre è il giaciglio dell’umano,
l’acre odore della terra impregna il guscio
e nasconde la perla.
Il guerriero si è fatto cieco per vedere attraverso il muro,
ha chiuso le narici per sentire altri odori,
ha voluto esser sordo per udire.
Il guerriero non tocca, né si lascia toccare.
L’umano geme e strepita,
il guerriero è sceso in picchiata tra le nubi.
L’umano conta e accumula,
il guerriero è divenuto ricco spogliandosi.

Il guerriero e l’umano convivono,
ma non abitano la stessa casa.
Il passato dell’uno è il solo legame con il presente dell’altro.
L’umano è dentro le stanze,
il guerriero ha già varcato la soglia.
Il guerriero possiede armi che nessun umano sa costruire.
Egli ama combattere perché il suo nemico è l’inedia
ed egli ha scelto.
L’umano verrà vomitato perché l’attesa è spreco
e per quanto impegno metta a profumare l’esistenza,
ogni giorno che passa
il lezzo della morte ne impregna le carni.
Il guerriero spande luce attorno a sé
perché ad ogni scoria che toglie
attinge sempre più alla luce della perla.

La sua luce è tagliente
come lama che egli non controlla né dirige.
Entrambi hanno fame e sete,
ma il cibo e l’acqua avvelenano l’umano
rendendolo insaziabile.
Le parole di vita danno forza al guerriero
e turbano i sonni dei suoi nemici.
Chi oserà sfidare il guerriero?
Nessuno sale sul suo campo di battaglia.
E’ facile ucciderlo,
impossibile vincerlo.

Talvolta un umano incontra un guerriero.
Tanti sono gli aiuti,
tante le occasioni per squarciare il velo.
Le voci urlano nei timpani per arrivare al cuore,
le immagini trapassano lo sguardo
e s’inchiodano al cervello.
Le ferite della carne ripuliscono da vermi, terra e sterco.
Perché allora tanta ignavia resiste ancora?
Guerrieri nascosti e astuti s’insinuano nei pensieri,
tra le pieghe dei giorni,
nel vuoto di cui si riempie l’umano
e lanciano strali dolorosi e crudeli
che s’infrangono sulla terra
intaccandone appena la crosta.
Talvolta un guerriero,
nel percorrere le sue battaglie,
attraversa il sentiero di un umano e,
senza nulla perdere,
lascia che brandelli di luce scalfiscano timpani sordi
e stacchino immagini da pareti dimenticate.

Talvolta un umano studia per diventare guerriero.
Egli ha tante scuole ove andare
e tanti maestri vengono a lui.
Taluni sono guerrieri.
Che egli lo sappia poco importa
perché sentirà la lama aprirgli ferite profonde.
Urlerà vedendosi amputare le membra infette
finchè, con gioia,
rinnegherà suo padre e sua madre.
Sarà il rancore del mondo a dare il giusto voto all’allievo.
Da ogni pianta prenderà allora un frutto,
ma non dovrà fermarsi,
perché nessuna verità sarà l’ultima.
L’umano ha più di un modo per diventare guerriero,
e Ovunque è un buon posto per trasformarsi
e camminare su una Retta via,
purché vi sia silenzio.

Gianpietro

3 commenti:

Cristina ha detto...

Il guerriero porta divisioni e guerre, e questo non va bene. In questi giorni, ero contenta perché la direzione della società per cui lavoro aveva approvato, e prontamente eseguito, una mia richiesta di installazione di impianti di aspirazione più potenti, per la lavorazione di sostanze tossiche, dopo che alcune operaie si erano sentite male. Vengo a sapere, con molta sorpresa, di una certa ostilità, nei miei confronti, da parte di alcuni operai più anziani, più che altro per servizio, che si erano sempre occupati di queste cose, ma ultimamente non lo facevano più. All'inizio, avevo cercato di coinvolgerli, ma mi avevano detto che era inutile chiedere, perché loro lo avevano fatto per tanti anni, ma con poca fortuna. Adesso dicono che sono stata accontentata per via di certe relazioni di parentela. Il guerriero vola alto sulle vicende umane, basse e meschine, non se ne cura, perché cerca la gloria. Ma la realtà che noi umani dobbiamo affrontare è quella ordinaria, di tutti i giorni, e in questa dobbiamo vivere, trovando il modo di rendere un po' più vivibile il mondo intorno a noi, ma in pace e fraternità con tutti. Cristina

Gianpietro ha detto...

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.” (MT 10, 34-36).
Il mio “guerriero” si identifica con “l’illuminato”. Colui che porta insegnamenti nuovi, che rompe equilibri basati sull’ignoranza, squarcia veli ed ha per nemico l’inedia. “È facile ucciderlo, impossibile vincerlo”. Il mio “guerriero” è M.Gandhi, S.Francesco, M.L. King, G.Siddharta, … lo stesso Gesù, ma anche lo sconosciuto che incrocia il suo sentiero col tuo e dal quale attingi l’insegnamento che ti serve in quel preciso momento. Il “guerriero” è il maestro che hai scelto come guida per la vita, ma anche quello che ha scelto di tornare solo per esserti guida, se tuo lo accetti. Il mio “guerriero” non cerca la gloria perché la possiede ed è sceso in picchiata tra le nubi per fartela conoscere. Per questo dico all’umano: “Se di non aver mai saputo dir non potrai, tua sarà la tromba nel dies irae”. Gianpietro

Cristina ha detto...

In questo senso, allora si. C'è però ancora un rischio: quello della idolatria. Dall'incontro con uno di questi maestri, contemporaneo, ne sono uscita con le ossa rotte, ma non in senso positivo (se non quello, che "ciò che non ammazza, fortifica"). Questo, però, non mi impedisce di andare incontro, con fiducia, verso nuovi maestri, solo con un po' più di cautela e prudenza, accettando anche che di Dio, ce n'è uno solo; gli altri restano pur sempre degli "umani".
Comunque, il senso generale del componimento, penso di averlo colto, ed è molto suggestivo. Cristina