2 settembre 2008

Saper dire di no

Guardo sgomenta la pila degli indumenti da stirare e sento arrivare, inarrestabili, le lacrime. Stirare non è tra le mansioni del volontario, ma nella casa in cui vado, le necessità sono così tante che, all'occorrenza, svolgo volentieri anche qualche piccolo lavoro domestico. Questa volta però, la stanchezza accumulata negli ultimi tempi si fa sentire tutta in un colpo, e capisco che è arrivato il momento di rinunciare a qualcosa. Passo mentalmente in rassegna tutte le mie attività e sento che il servizio EmmauS è quello più sacrificabile: anche se non ci siamo mai incontrati, so che i volontari che vengono in questa casa sono cinque, molti di più di quelli che l’associazione offre normalmente agli ammalati che prende in carico. Inoltre, la malattia di mia madre costituisce un buon motivo per rinunciare a questo impegno. Mentre stiro, preparo il discorso da fare a questa famiglia per spiegare che non verrò più. Con molta cautela, espongo la situazione, ma prima ancora di arrivare alla fine del discorso, così accuratamente preparato, vedo gli occhi della signora riempirsi di lacrime, e allora mi viene in mente la monaca di Monza, quando si trovò al momento di dire un no, inaspettato, o un sì tante volte detto, e lei disse sì e “fu monaca per sempre”. Con prontezza, devio il discorso assicurando tutti che l'intenzione era solo quella di avvertirli che, in caso di necessità, avrei potuto essere costretta a sospendere temporaneamente il servizio, ma per il momento, non c'è motivo di pensare a questo. Cristina

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

Avresti dovuto aggiungere: "Non" all'inizio del titolo :-)
Quante giustificazioni hai ritenuto di doverti dare prima di proporti per un "no" che si è strozzato in gola al solo apparire di una lacrima, che pure avresti dovuto mettere, inevitabilmente, nel conto!
... la mansione sgradita (lo stirare) ... la stanchezza accumulata ... la necessità di scegliere a cosa rinunciare ... l'alto numero di volontari attivi sul caso ... la malattia della mamma ... tutte motivazioni insufficienti a non farti sentire in colpa per una decisione più che legittima. Non aspettarti un grazie. Da oggi sarai quell'insensibile che voleva abbandonare una povera vecchia ammalata. Non te lo diranno, forse, ma non aspettarti che le tue ragioni vengano tenute in considerazione. Ed io sono certo che quell'avvertimento ti rimarrà strozzato in gola e non riuscirai più a farlo valere. "monaca per sempre". Gianpietro

Cristina ha detto...

Oggi è sabato, sono di servizio alla reception dell'hospice e mi sono messa a sfogliare il secondo numero della rivista "Emmaus insieme", che ho trovato qui. C'è un pensiero dell'Abbé Pierre che, secondo me, si addice molto a questo post, e ve lo riporto: "Tu che vuoi venire volontario, dì a te stesso che il tuo vero servizio di volontario incomincerà solamente il giorno dopo quello in cui, completamente stufo sarai deciso a fare le valigie e ad andartene, e tuttavia resterai. Da quel momento tu sarai veramente volontario" (Abbé Pierre). Cristina