8 settembre 2008

I pensieri maligni

La mia famiglia ha sempre avuto una visione molto disincantata della realtà, esprimendo spesso giudizi negativi su situazioni e persone, anche in assenza di prove concrete. La considerazione che i fatti abbiano, qualche volta, dato loro ragione, non attenua l’irritazione che continuo a provare nei confronti di un simile atteggiamento. Anche nel servizio, mi capita spesso di incontrare persone che pensano male di medici, infermieri, associazioni, volontari, vicini di casa e dei loro stessi familiari. Io preferisco dare fiducia alle persone, perché questo, a volte, è l’unico atteggiamento che riesce a ottenere qualche risultato. Per lavoro, mi occupo, tra le altre cose, di qualità del prodotto, e trattandosi di prodotti abbastanza costosi, non è raro che, in presenza di danni dovuti in modo inconfutabile a cattivo uso, i clienti attribuiscano la responsabilità al costruttore. Io li ascolto sempre come se avessero ragione, e succede abbastanza spesso che, smorzata la aggressività iniziale, diventino più ragionevoli, riconoscendo, alla fine, la loro responsabilità. Cristina

6 commenti:

Gianpietro ha detto...

"A pensar male del prossimo si fa peccato, ma ci si indovina". Giulio Andreotti,1939 (e se lo dice uno che è riuscito, 65 anni dopo, a far passare per assoluzione una condanna infamante prescritta per decorrenza dei termini ....)

Cristina ha detto...

Resta comunque un peccato, e nel senso più puramente biblico, perché per la bibbia il peccato è prima di tutto la rottura di un'alleanza, con Dio e con gli uomini. Nel caso però di un politico, del quale è stata riconosciuta la colpa, il primo a rompere l'alleanza con i cittadini onesti che hanno creduto in lui, e di conseguenza con Dio, è stato lui. Invece di cercare le scappatoie della legge, dovrebbe riconoscere le sue responsabilità e chiedere perdono a Dio e agli uomini: scelta che non molti politici fanno. Ad Andreotti resta il pentimento dell'ultimo minuto, al quale certamente ricorrerà, perché il cristianesimo lo ammette; cosa che invece faceva andare su tutte le furie un ebreo come lo scrittore Levi. Cristina

Gianpietro ha detto...

“ … ad Andreotti resta il pentimento dell'ultimo minuto, al quale certamente ricorrerà, perché il cristianesimo lo ammette …”
Ecco questa è una delle situazioni che, te ne ho parlato, mi mandano in crisi. Non tanto con riferimento alla previsione (azzardata) che Andreotti si pentirà prima che l’arbitro fischi la fine della partita, quanto per la fiducia (“incrollabile” avrebbero detto nel ventennio) che il gioco si svolga secondo il “regolamento” cristiano. Non mi risulta che vi sia un segnalinee incaricato di alzare il cartello indicante i minuti che mancano al fischio di chiusura ed è probabile che, Andreotti lascerà questa vita convinto di meritarsi il Paradiso. Sarà semmai la sua anima, dopo, a scegliere il percorso più idoneo per acquisire la conoscenza di sé indispensabile a riscoprire la perla nascosta. Ma di questo ne riparleremo. Gianpietro

Cristina ha detto...

La considerazione finale era detta in modo ironico e irriverente, ma mi rendo conto che, in effetti, poteva essere presa sul serio. E' quello che si dice normalmente del cristianesimo. Per chi crede nella misericordia di Dio, penso si possa più verosimilmente dire, che Cristo troverà comunque il modo di portarci tutti in salvo, e nessuna pecora del gregge andrà perduta, ma come resta un mistero. In quanto al peccato, quello della orgogliosa presunzione di essere dio a se stessi, da cui tutti, politici in testa, non credo possiamo tirarci fuori tanto facilmente, questo resta, per il cristianesimo, il peccato più grave. Cristina

Gianpietro ha detto...

L'ironia, evidentemente, non mi appartiene. D'altronde la seriosità è caratteristica del cristianesimo, da molti definito: "religione triste". Non siamo al livello parossistico del fondamentalismo islamico, ma la battuta "scherza coi fanti e lascia stare i santi" la dice lunga. Sull'essere "dio a se stessi" occorre prendere posizione circa il libero arbitrio. Stabilire se vi si può fare affidamento, o se ogni cosa è già predestinata (salvezza inclusa). Al momento confido nella sofferenza di una scelta libera e consapevole, coadiuvata da "aiutini" sparsi qua e là, ma attivati solo dietro sollecitazione. Temo tuttavia di essere molto in ritardo e che occorreranno ancora diverse vite per completare il percorso. Gianpietro

Cristina ha detto...

Credo, invece, che tu il senso dell'ironia, fortunatamente, ce l'abbia, e l'immagine che hai messo in questo e altri post lo dimostrano. Cristina