13 giugno 2008

Sonata in Do maggiore K 330

Mi piace la musica e ho preso l’abitudine di annotare le emozioni che provo ascoltandola. La K 330 di Mozart non la si può non associare alla felicità. Inizia con un timbro brillante che la rende riconoscibile e prosegue con dei piccoli contrasti aspri e punteggiati che danno a chi l’ascolta delle piacevoli sferzate di energia. Un orecchio attento riesce a distinguere le diverse interpretazioni: l’esecuzione di Lang Lang, intensa ed emotiva, commuove, anche se difficilmente provoca il pianto, quella più distaccata di Krystian Zimerman evoca una grazia serena e imperturbabile. E’ una musica semplice che dà leggerezza al lavoro di ogni giorno. Quando sono con un ammalato, ma anche nel mio lavoro dove le tensioni sono tante, le mie emozioni rimangono imprigionate nel profondo, perché a un livello più superficiale la mia razionalità è impegnata a controllare che l'umore dell’altro non condizioni anche il mio. Quando torno a casa mi piacerebbe parlare con qualcuno, ma gli interlocutori ideali non sono sempre a portata di mano, e allora la musica assolve bene questa funzione di liberare la mia parte emotiva, restituendomi equilibrio e benessere. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Le parole di Cristina mi fanno riflettere sull'importanza che potrebbe avere la musica nello svolgimento del nostro servizio. Non tanto nel ben noto ruolo terapeutico sperimentato negli appositi laboratori, quanto come strumento di lavoro da tenere nella valigia del volontario e da estrarre, quando le condizioni lo consentono, come sottofondo al servizio svolto. Meglio ancora se la musica scelta è lontana dalle abitudini d'ascolto dei nostri amici. Non solo Mozart, ma gran parte dei compositori classici dell'800 potrebbero costituire la colonna sonora delle ore di accompagnamento, come lo sono le letture che, a volte, ci vengono richieste. Con le dovute attenzioni, potrebbe diventare nutrimento, non importa quanto consapevole, per l'anima e non solo la nostra. Perchè non provarci allora, magari spegnendo il televisore? Gianpietro