27 aprile 2008

La preghiera

Mi ha detto più volte, senza che peraltro io glielo avessi mai chiesto, che lei non è credente, ma quando il dolore si fa più forte la sento invocare, sommessamente e ripetutamente, un nome che non capisco. Anche Mohamed, alcune domeniche prima di morire, chiese a noi volontari di essere portato in chiesa; durante la messa lo si vedeva alzare ripetutamente le mani al cielo nel gesto tipico del mussulmano che invoca Allah. Per alcuni la fede è un fatto legato a dei contenuti ben precisi, legato anche a delle istituzioni ben precise, per altri invece è un fatto più interiore, un atteggiamento, una relazione con qualcuno di cui sentono il bisogno, ma a cui talvolta non sanno nemmeno dare un nome. Al pari della prosa e della poesia, anche la preghiera è plurale. Ciò che le riunisce è che l’uomo, con esse, si rivolge all’Altro, sia che si tratti dell’Altro sconosciuto, incontrato in se stessi o nella natura vivente, o l’Altro riconosciuto e chiamato per nome. Non è necessario che questo Altro sia riconosciuto e chiamato Dio; vi è preghiera nel momento in cui l’Altro, verso cui si volge la propria intenzione e la propria attenzione, è ciò di cui il mondo sente la mancanza” A. Vergote, Sources et ressources de la prière. Cristina

1 commento:

Elena ha detto...

grazie per la citazione che hai riportato. Vorrei che la consapevolezza di una preghiera plurale fosse anche della Chiesa nella quale a volte faccio molta fatica a riconoscermi