15 gennaio 2013

Vengono soprattutto dall'Est ..


Vengono soprattutto dai paesi dell’Est, ma anche dal Perù, dalla Bolivia e dalle Filippine. Le abbiamo messe accanto alla fragilità e alla sofferenza di disabili e anziani, abbiamo affidato a loro i nostri affetti più cari, svolgono mansioni che nemmeno la nostra carità di figli potrebbero farci svolgere senza provare disgusto, però abbiamo messo loro un nome che non è né bello né dignitoso: le abbiamo chiamate badanti. Il termine viene dal mondo contadino e si riferisce alla persona che bada alle mucche o agli altri animali della stalla. Chi come me non ha mai amato questa parola ci gira intorno, ma susciterebbe derisione se dicesse di avere in casa una governante, una cameriera o una domestica. I ricchi hanno persone che svolgono quelle mansioni, la classe media ha le “badanti” per assistere i familiari e le “donne” per fare le pulizie. Ieri è stato il primo giorno di Nina (non è il suo vero nome, ma la chiamerò così) che è venuta per assistere la mia mamma anziana, mentre io sono al lavoro. Avrei baciato la terra su cui cammina, tanto è il sollievo e il conforto che ha portato nella mia vita. Dice che al suo paese ha fatto la fisioterapista e da quattro anni lavora in Italia, per far studiare i figli. Non c’è nessuna possibilità di controllare le informazioni, e ci si affida alle referenze, soprattutto se, come nel suo caso, ha già lavorato presso una famiglia che si conosce. Nina non esprime le sue emozioni, o per meglio dire ha una sola espressione: sorride sempre annuendo. A volte mi chiedo se abbia veramente capito, ma non voglio ferire la sua suscettibilità, ripetendole le cose più volte. Non sono ancora riuscita a capire che cosa le piaccia mangiare, perché a questa domanda risponde sempre che per lei  non è un problema. Ho riempito allora il frigorifero con tutto: filetto di manzo e di pollo, prosciutto, formaggio, verdure di tutti i tipi, frutta, vasetti di salsa e condimenti vari; e così la dispensa di pasta, funghi e tutte le cose che possono stare fuori dal frigorifero. Ed è divertente, perché, risolto il problema dell’assistenza di  mia madre, si presenta quello di assistere chi la assiste. Gli amici mi hanno detto che non appena trovano di meglio se ne vanno e ci lasciano così, senza  nemmeno un preavviso, e allora la vita diventa una gara per essere la famiglia migliore, presso cui possano desiderare di lavorare. Cristina

4 commenti:

Paolo ha detto...

Mi piace molto questo post di Cristina. E’ molto sincero, privo di retorica, e ha secondo me il pregio di evitare i due estremi dell’estremismo xenofobo e del buonismo ottuso.
Le badanti ( hai ragione : che brutto nome ) sono per noi una realtà imprescindibile e una risorsa di cui non si può più fare a meno in un paese che invecchia e che ha bisogno di assistenza. Queste assumono incarichi non sempre graditi anche perché stare continuamente vicino agli anziani, risolvere i loro problemi, o anche solo ascoltarli non è proprio facile . D’altra parte loro stesse non fanno tutto ciò per missione ma a fronte di un guadagno, e per spedire spesso i soldi ai familiari che sono rimasti nel loro paese.
Bisogna quindi ragionare in termini di utilità, e questo non deve neppure scandalizzare perché “ utilità “ non è una parola inquinata che tende a considerare l’altro come mezzo, ma ha una valenza pratica che deve invece comportare il rispetto dell’altro. E’ quindi un termine che comporta un vantaggio per entrambe le parti.
Da qui poi nasce tutto il resto, il dialogo, il confronto e il rispetto.

Gianpietro ha detto...

Badanti, colf, collaboratrici domestiche, governanti ... sono solo termini, etichette necessarie per identificare una mansione. Le possiamo chiamare come vogliamo, ciò che vale è il contenuto, il tipo di rapporto che si instaura. Avete presenti gli spazzini, diventati netturbini e quindi trasformati in operatori ecologici? Li trovi sempre a ramazzare i marciapiedi, oggi con quei rumorosissimi e fastidiosissimi cannoncini e non più con le scope di saggina; però il “mestiere” è quello”. Se non è zuppa è pan bagnato, diceva mia nonna.
Mia madre è morta nel 2007 a 93 anni. Gli ultimi 13 anni li ha vissuti in un appartamento accanto al mio (stesso pianerottolo del condominio). All’inizio era autonoma: usciva a fare la spesa e si occupava direttamente dell’ordinario (cucina, igiene, pulizie). Nel tempo le forze sono venute a mancare tanto da muoversi con un girello per poi passare direttamente dal letto alla poltrona. Il suo bisogno di indipendenza le faceva tuttavia rifiutare qualunque aiuto esterno alla cerchia familiare. Dopo un malore notturno, intercettato appena in tempo, ed il conseguente ricovero ospedaliero, abbiamo affrontato anche noi il problema della badante e già convincerla della necessità è stata impresa dura.
Ovviamente ogni situazione fa storia a sé, nessun confronto è possibile ed ogni deduzione diventa illazione, tuttavia credo di poter essere di aiuto a Cristina raccontandole la mia esperienza.
.... segue su nuovo commento ....

Gianpietro ha detto...

.... seguito ....
La prima ragazza (tutte quelle che si sono succedute erano ucraine) era molto giovane (credo avesse 25/26 anni) con un figlio allevato dai genitori al paese (anche il marito era in Italia). Non disponeva di referenze, ma in casa aveva carta bianca, ci siamo sempre fidati e, credo, a ragione. Aveva un carattere molto docile ed era volenterosa. Paziente oltre ogni aspettativa. Ma la disponibilità iniziale di mia madre si è trasformata ben presto in malumore e gelosia. Più volte ho cercato di mediare, di riportare l’armonia, ma non c’è stato nulla da fare, Se davo ragione ad Elena (così si chiamava) significava che ero diventato la sua amante (era anche carina, ma col marito muratore non c’era da scherzare). Sta di fatto che un giorno mi dice “io rimarrei volentieri, la paga è buona e il posto mi piace, ma non credo faccia bene a sua madre vivere sempre così immusonita e se la causa sono io e meglio che me ne vada”. Ci siamo allora rivolti ad una parrocchia (S.Pellegrino, per chi è di Reggio) dove era stato allestito un centro di raccolta e smistamento di queste lavoratrici dell’est europeo. È così venuta una signora che ritenevamo referenziata. È rimasta meno di tre mesi, ma durante la sua permanenza sono spariti soldi, occhiali e dentiera. Si hai letto bene, abbiamo cercato quegli occhiali e quella dentiera dappertutto incolpando mia madre di ogni distrazione possibile. Ho poi saputo che era frequente che occhiali e dentiere prendessero la strada per l’estero, ma questo lo seppi dopo che la signora ci aveva lasciato (pretendendo anche la liquidazione). Altre brevi esperienze, poi è venuta Valentina, signora matura, molto brava che è rimasta negli ultimi due anni. Le avevamo regolarizzato la posizione e si è sempre dimostrata all’altezza del compito. Non che fosse particolarmente gravoso, ma sapeva prendere mia madre per il verso giusto e, nonostante gli immancabili screzi, era riuscita a farsi ben volere. Direi che “dama di compagnia” possa essere un altro termine adatto a definire il suo ruolo. Valentina era stata una insegnante e mi diceva di percepire una pensione equivalente a 150 euro mensili. Da mia madre riceveva un netto mensile di 950 euro (più vitto e alloggio), oltre ovviamente alle ferie ed ai riposi settimanali contrattualmente previsti. Dopo un anno che era con noi mi ha chiesto di farle un bonifico su estero di 9.000 euro con il quale ha pagato un piccolo appartamento a Kiev. Quando ha lasciato la nostra casa mi ha detto che se fosse riuscita a lavorare in Italia ancora per almeno tre anni sarebbe riuscita a sistemare entrambe le figlie (mi è parso si riferisse all’acquisto di altri due appartamenti). Spero che la mia lettera di referenze le sia servita. Se lasciano il paese e la famiglia per venire in Italia, spesso prive di appoggi e senza conoscere la nostra lingua, per adattarsi a svolgere una mansione che noi non siamo disposti a fare, è normale che cerchino la soluzione economicamente più vantaggiosa. Dubito che restino solo perché siamo simpatici. Nel tempo, forse, si affezionano anche alla famiglia che le ospita, ma qualunque emigrante sogna di arricchirsi rapidamente per tornare prima possibile al proprio paese.
In bocca al lupo Cristina, ma vigila su occhiali e dentiere. Gianpietro

Cristina ha detto...

Che ridere, Gianpietro :) Per fortuna che mia madre legge ancora senza occhiali e non li ha e parlando di protesi ha quella acustica che custodisce gelosamente e non si lascerebbe mai sottrarre.:) Appartiene alla generazione che ha molta cura delle sue cose, diversamente dalla nostra, più consumistica, che a volte - a me capita con i libri, ma anche con altri oggetti - piuttosto che cercare quello che non trova, preferisce comperarlo di nuovo.
La prima settimana, comunque, è andata abbastanza bene, a parte una piccola guerra domestica tra Claudia, che viene per le pulizie, e questa signora, che viene per assistere mia madre. La prima mi ha detto che provengono da due stati limitrofi, ma nemici, che si detestano a vicenda.