1 aprile 2012

Lo Stormo

(pag. 4) "E fu data la voce allo Stormo."

Lo Stormo attende la voce della propria guida per dar inizio ad una nuova giornata, che di nuovo non ha proprio nulla, un susseguirsi di voli noiosi alla continua ricerca di cibo. Lo Stormo segue una guida. La mediocrità dello Stormo è dovuta alla guida che si è scelta e che per qualche ragione vuole mantenere lo stormo "ancorato a terra"? Oppure è lo Stormo che si è scelto una guida che lo rappresenta nella sua mediocrità? Se la voce che guida lo Stormo fosse quella di Jonathan le giornate dei gabbiani avrebbero ben altro profilo. Maria Maddalena

8 commenti:

Gianpietro ha detto...

E se il problema fosse proprio la "guida"? Finchè penseremo di averne bisogno resteremo mediocri.
Gianpietro

Cristina ha detto...

Non avevo mai letto questo libro, di cui ho sempre sentito parlare, e ho approfittato del pdf fornito da Gianpietro, anche perché si legge in breve tempo. Poiché mi è sembrato di capire che per Gianpietro sia stato anche un libro di formazione, questo mi ha offerto lo spunto per riflettere su quali siano stati i libri che mi hanno formato. Avrei voluto anche scrivere un post al riguardo, ma poi non ne ho avuto il tempo e ho rimandato questo proposito. Tornando a questo piccolo libro e, più nello specifico, al post che ha scritto Maria Maddalena, penso che abbia colto quello che mi sembra essere il tema conduttore della storia: andare da soli nella vita o seguire qualcuno? E se dobbiamo per forza seguire qualcuno, perché non ne possiamo fare a meno, dobbiamo almeno cercare di seguire chi pensiamo sia più avanti di noi e ci possa fare da guida? Come al solito, non penso ci sia un’unica risposta, perché nella vita, a volte, è necessario andare da soli, ma a volte non è possibile e inoltre, se si ha la fortuna di trovare una guida, penso sia meglio cogliere questa come un’occasione positiva e favorevole. Penso sia sempre sbagliato, invece, seguire acriticamente la massa, rinunciando alla nostra libertà, per una sicurezza che non può che essere fasulla. Io ho commesso l’errore di scegliere un lavoro dipendente, perché provengo culturalmente da una generazione che ha fatto del posto fisso un ideale e pur non rinnegando i vantaggi e i benefici materiali che ho ricevuto, penso che questa sia stata una scelta sbagliata, perché non sopporto le gerarchie, l’autoritarismo e la sotto cultura che governa le aziende.
Cristina

Maria Maddalena ha detto...

Non credo di essere d'accordo con Gianpietro. Sia a livello personale che di massa penso sia indispensabile una guida, almeno fino a quando non si prende coscienza che è arrivato il momento di essere noi stessi "guida" per gli altri.
Cristina ha sbagliato a scegliere un lavoro dipendente e io ho sbagliato a scegliere il lavoro di imprenditore... facciamo cambio?! :)

Cristina ha detto...

Mi piacerebbe essere imprenditore, ma ancora di più non lavorare, perché il lavoro ci tiene lontani dalla vera vita, anche se è importante perché ci fornisce le risorse materiali per vivere.:)
Non vorrei, invece, essere la guida di nessuno, perché ogni percorso è personale e lo si può solo fare insieme, se si vuole, ma non in un rapporto verticale, a meno che non si abbia la tutela di un minore o di una persona con gravi problemi psichici, per la quale venga nominato un tutore.
Un tempo molto lontano c’erano i grandi maestri del pensiero, ma in tempi più recenti è scomparso anche questo ruolo e si è anche scoperto che l’intellettuale di professione si è spesso associato a qualche forma di potere e quindi non è forse nemmeno raccomandabile auspicarne il ritorno.
Questo non vuole dire certamente che non si debbano avere dei riferimenti o che non ci siano persone che, in un certo momento della vita, ci possano aiutare a fare un percorso. Vedo, però, queste persone più come anime gemelle, che non guide.

Gianpietro ha detto...

Temo che il punto dolente stia proprio in quel "fino a quando non si prende coscienza". La storia è piena di "guide" alle quali l'umano ha delegato scelte e responsabilità. Dittature, liberamente accettate o imposte, tanto temporali che spirituali, hanno attraversato i secoli trasformando ogni "risveglio" in un bagno di sangue. Credo che la "perla" stia già dentro di noi. Chi vuole riscoprirla prenda la pala e cominci a scavare senza riflettersi in luccichii, il più delle volte fasulli, che gli risparmiano la fatica. Gianpietro

Paolo ha detto...

Ci vuole o no una guida nella vita?
Propenderei per il no perché tutto ciò che procura dipendenza mi insospettisce oltre a crearmi delle resistenze. Ciò non significa comunque che non occorra avere dei riferimenti culturali o spirituali perché compiere un percorso totalmente in solitario non è possibile. “ Siddharta” di Hesse compie il suo cammino da solo rifiutando ogni esperienza spirituale preconfezionata o di “ seconda mano “( come direbbe William James ), ma ciò non significa che lo stesso non abbia fatto in precedenza un training , come diremmo oggi, presso i Samana per disciplinare corpo, mente ed emozioni. Ancora più radicale l’affermazione zen "Se incontri il Buddha per strada uccidilo “, proprio per ribadire l’inadeguatezza di qualsiasi guida.
In sostanza mi trovo ancora una volta d’accordo con Cristina e con alcune sue affermazioni in particolare (ogni percorso è personale …
Penso sia sempre sbagliato, invece, seguire acriticamente la massa, rinunciando alla nostra libertà…
), ma anche con Gianpietro che mi sembra orientato verso la ricerca interiore. Anche se credo che non siano sufficienti solo pala e piccone per scavare dentro di noi…
E sempre di Cristina apprezzo molto la considerazione che più che un maestro sia utile un’anima gemella con la quale condividere il cammino. Anzi quest’ultima la trovo molto bella come immagine :)

Maria Maddalena ha detto...

Avere una guida secondo me non significa sviluppare una dipendenza. E comunque, sarò pessimista ma credo che la maggior parte delle persone continuerà a farsi guidare dal più scaltro di turno. Prendere la pala e iniziare a scavare è troppo faticoso e poco allettante, soprattutto se la superficie continua a venirti presentata così luccicante e ammaliante. Se non trovi sulla tua strada qualcuno o qualcosa che ti pungoli penso che sia difficile ricercare spontaneamente questa perla. Per questo dico che dobbiamo cercare di essere "guida" per gli altri. Il gabbiano Jonathan poteva accontentarsi di aver raggiunto la propria "illuminazione" e godersi il suo paradiso. Invece è tornato proprio perchè ha preso coscienza della necessità di farsi esempio per altri che, come lui, erano in ricerca.

Cristina ha detto...

Un metodo che ritengo sarebbe molto efficace, se qualcuno lo volesse applicare nella pedagogia scolastica, ma anche in tutti gli ambiti in cui è necessario un apprendimento, è la”maieutica reciproca”, concetto applicato, ma anche sviluppato un po’ diversamente rispetto al metodo socratico, che prevedeva comunque un rapporto verticale tra maestro e discepolo, da Danilo Dolci. In questo caso, non c’è una guida, ma c’è un rapporto vicendevole nell’aiutarsi reciprocamente a tirare fuori da se stessi le capacità e le qualità che sono dentro, ma che le situazioni esterne spesso contribuiscono a soffocare.
Link all’articolo on line “Il dialogo, una maieutica reciproca. La lezione del Gandhi italiano, Danilo Dolci”:

http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=1016