6 ottobre 2013

sconvolgente banalità rivoluzionaria

Ho raccolto, sotto l’etichetta LINKS UTLILI; una parte di quanto pubblicato sul dialogo intercorso tra il Papa ed Eugenio Scalfari. Cliccando sulla voce “Papa Francesco” si apre un file pdf che contiene:
- La lettera di Papa Francesco
- La risposta di Eugenio Scalfari
- Il testo del loro incontro intervista
- I commenti di Hans Kung e di Vito Mancuso
Sono 18 pagine ricche di spunti di riflessione che credo meritino un’attenta lettura, perché ciò che in esse il Papa dice è, a mio avviso, di una “sconvolgente banalità rivoluzionaria”.
Sconvolgente - perché, anche se si tratta di parole inserite in un contesto privato ed informale, lontano quindi dalle comunicazioni fatte ex-cathedra, credo vada loro attribuita importanza pari a quella di una enciclica, resa tuttavia comprensibile alla maggior parte dei lettori, essendo priva degli orpelli e dei detto e non detto del linguaggio ufficiale.
Banalità – perché, in prevalenza, si tratta di affermazioni che il sentire comune riconosce come base fondativa della dottrina di Cristo. Ovvie come lo può essere la ricerca del bene ed il rifiuto del male, ma, al contempo, lontane dalla realtà come lo è il catechismo insegnato ai ragazzi, rispetto a quello praticato dagli adulti.
Rivoluzionaria - perché se quegli impegni venissero effettivamente applicati, se la Chiesa accettasse di seguire l'insegnamento di Papa Francesco, ci troveremmo ad uno sconvolgimento delle consuetudini e della pratica ecclesiale e temporale la cui portata non riesco nemmeno ad immaginare.
Per natura, non sono facile all’ottimismo e credo che, anche ammessa la sincerità e la buona fede di Papa Francesco, tali e tanti saranno gli ostacoli che incontrerà il suo pontificato, da far svuotare di significato gran parte di quanto ha promesso. Egli stesso mette le mani avanti ricordando i “profondi cambiamenti e compromessi” che il santo, suo omonimo, dovette a suo tempo accettare per vedere riconosciute dalla gerarchia e dal papa le regole del suo ordine. Tentativo velleitario? A giudicare dalla portata delle sue affermazioni (e sempre che non si voglia continuare a giocare con il loro significato) sembrerebbe di si. Ma oggi è lui, il Papa, a proporle, non un frate straccione: e se non ci prova lui e ora, chi altri e quando? Gianpietro

4 commenti:

Cristina ha detto...

Purtroppo temo che non basti una rivoluzione all’interno della Chiesa cattolica per cambiare l'atteggiamento dei cattolici nei confronti del mondo. Penso invece si possa più efficacemente andare oltre la religione, alla ricerca di quei valori universali e laici che sono comuni a tutti gli uomini. Per fare questo, però, tutte le religioni dovrebbero mantenere il proprio credo nell’ambito ristretto e privato dei praticanti e offrirsi al mondo in una modalità laica, che ricerchi solo il bene e la giustizia, indipendentemente dai convincimenti individuali.
Il cattolicesimo, invece, continua, anche quando, come qui, apre il dialogo verso tutti, a legare la salvezza dell’umanità intera a Cristo, quindi a un unico evento storico e questo penso che sia profondamente sbagliato e soprattutto poco convincente.
Consiglio un libro molto bello, che si intitola “La felicità al di là della religione” del Dalai Lama
Ma anche di ascoltare voci diverse da quelle del cattolicesimo, come quella del rabbino Marc-Alain Ouaknin, allievo di Levinas, che si professa ateo, perché dice che l’esistenza di Dio non è rilevante quanto invece studiare tutto quello che porta gli uomini a un senso etico e profondo di giustizia.

Gianpietro ha detto...

Non era mia intenzione sollevare un problema di scelte di vita legate alla sfera individuale, né entrare nel merito di quali siano i percorsi migliori per l’evoluzione dell’umanità. Mi sembravano importanti (anche se forse ho esagerato con i toni) le parole di Papa Francesco limitatamente al possibile mutamento nei comportamenti (non certo nella dottrina) della Chiesa Cattolica da lui guidata.
A ognuno compete poi la scelta più adatta al proprio sentire ed i percorsi suggeriti da Cristina hanno tutti pari rilevanza. Le affermazioni, chiare ed inequivocabili sulla distinzione tra “ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare” (le due sponde del Tevere!) mai concretamente applicata, sono ben più di un manifesto programmatico.
Analogamente i riferimenti alla “ricerca del bene”, quelli sul “proselitismo come solenne sciocchezza”, sulla “verità che rende umili”, sul “narcisismo dei capi” e sulla “chiesa povera” mi sono sembrate indicazioni che, se effettivamente applicate e ripeto il ‘se’, rivolterebbero il mondo cattolico e non solo quello.
Poi è vero Cristina, restano i presupposti di fede: dal Gesù figlio di Dio all'attesa del suo ritorno, all'esistenza dell’anima. Validi (e imprescindibili) per chi crede, ma che non dovrebbero disturbare tutti gli altri, inclusi il Dalai Lama ed il Rabbino.

Cristina ha detto...

Non hai esagerato. Come molti cattolici ho visto anch’io in Bergoglio quella che gli indiani chiamano mahatma, una grande anima. E di queste grandi anime ce ne sono in tutte le religioni e anche all’interno della chiesa cattolica, basti pensare, in tempi recenti, allo scomparso Carlo Maria Martini. Io penso quindi che il dato nuovo e straordinario non sia tanto nel nuovo papa, quanto nel fatto che i vescovi lo abbiano eletto. E qui però sorge un dubbio. Scelta ispirata dallo Spirito Santo o dura necessità di recuperare alla Chiesa una fama in tempi recenti oscurata dagli scandali della pedofilia e da quella criminalità organizzata che sta all’interno del Vaticano? Conversione della Chiesa o bieca strumentalizzazione per affermarne ancora una volta il potere?
Per quanto mi riguarda non sono tanto interessata a un cambiamento della Chiesa cattolica come istituzione, perché non credo che la fede possa essere istituzionalizzata. Auspico invece un cambiamento nel modo in cui la fede possa essere vissuta nel cuore di ogni uomo e con sincerità e consapevolezza guidare il nostro essere nel mondo per vivere in pace con tutti.
L’idolatria delle folle non va purtroppo in questo senso anche quando è ben indirizzata.

Paolo ha detto...

Effettivamente, ampliando il discorso e parlando in termini generali, anche io penso, come Cristina, che la religione cattolica non sia l’unica possibile, né che alcuna religione detenga il monopolio della spiritualità. E’ più logico pensare che Dio o l’Assoluto o la Mente trascendente e creatrice ( la terminologia conta davvero poco ) si sia manifestata nel corso dei millenni in più luoghi geografici e in diverse forme , adeguandosi anche alla cultura di chi la doveva recepire. Questo assunto, che dagli integralisti viene bollato come “ relativismo religioso “, mi pare invece il punto da cui muovere.
Ciò premesso si tratta di inquadrare la figura di Papa Bergoglio. A me piace moltissimo ed è piaciuto fin dal primo momento perché ho avvertito che con lui la Chiesa avrebbe intrapreso la via della semplicità, dell’essenzialità , della povertà. E il recupero di questi valori era proprio necessario, di fronte a derive di segno opposto che sembravano ormai irreversibili.
Che cosa aspettarsi da Papa Francesco ? Per me , laico e senza tessere in tasca di partito o etichette ideologiche o di fede, credo che ci si possa aspettare molto. Innanzitutto per il mondo perché il messaggio di questo Papa va ben oltre l’aspetto puramente religioso, e si rivolge a una società che ha perso ogni contatto con i valori universali dell’individuo, finendo per idolatrare il denaro come unico valore fondante.
In termini di rinnovamento della Chiesa sotto il profilo istituzionale questo Papa sta facendo davvero molto, e ne sono prova l’azzeramento dello IOR e il rinnovo quasi totale delle più alte cariche, a partire dalla segreteria di Stato. E devo dire che questo era necessario se si voleva restituire alla Chiesa-istituzione quella credibilità che sembrava aver perso.
Sul piano più propriamente religioso e dogmatico ( parola che pronuncio con fatica perché per me il dogma è una palla al piede ), invece, non credo che il Papa possa rivoluzionare la dottrina della Chiesa, che pure ha dei principi non modificabili .
Ma la parola qualificante sulla quale si fonderà il pontificato di Bergoglio è secondo me una sola : il dialogo. Già si è visto come questo Papa tenda andare incontro a tutti , rimuovendo ogni tipo di steccato. E non è un caso che il primo libro che è stato stampato dopo la sua elezione ( “ Il cielo e la terra “ , disponibile anche in ebook ) sia proprio un colloquio con il rabbino Abraham Skorka. Colloquio che avviene con la massima semplicità e disponibilità e senza l’intento di voler convertire nessuno.
Il dialogo era anche la parola chiave del Concilio Ecumenico Vaticano II , e allora non si può fare altro che pensare che Papa Francesco si appresti a ripercorrere quella via, abbracciando di nuovo quei valori conciliari di apertura al mondo intero che la Chiesa aveva completamente disatteso negli ultimi decenni, nonostante apparenti propositi ed espressioni di segno contrario, che restavano comunque solo tali.
Un grande Papa rivoluzionario dunque, intendendo comunque il termine rivoluzione – come giustamente ha fatto Gianpietro – nell’accezione più semplice, e legandola ad un modo ordinario di procedere