12 giugno 2012

Sul matrimonio

(pag. 7) “Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo. Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.”

Il capitolo sul matrimonio del libro che stiamo leggendo insieme: “Il Profeta” di Gibran istruisce sul valore della solitudine, che non è misantropia o egoismo, ma consapevolezza di essere una persona diversa dall’altra, con caratteristiche personali ben distinte, alle quali non occorre rinunciare, perché non c’è amore se manca la libertà di essere se stessi e se il rapporto di coppia viene vissuto come una prigione o come un dovere. Mi è piaciuta comunque l’espressione “cantate e danzate insieme e state allegri” perché credo che sia da questa allegria che riconosciamo che c’è l’amore. Certamente, nella vita insieme, ci sono momenti difficili, ma questa allegria non dovrebbe mai mancare, perché quando finisce la voglia di ridere insieme, finisce tutto. Sento spesso gli anziani che ricordano il tempo della giovinezza, quando bastava poco per divertirsi ed essere allegri e trovo strano che quel poco che bastava allora non si cerchi di tenerlo vivo, come si terrebbe vivo un piccolo fuoco, sotto la cenere del camino, che altrimenti rischierebbe di spegnersi. Oltre all’allegria c’è, a mio avviso, anche un’altra qualità importante, che vale per tutte le relazioni, ed è l’umorismo, che aiuta a ridimensionare tutto, perché nella vita insieme, spesso, si amplificano problemi, che non meriterebbero tanta importanza e preoccupazione. Cristina

4 commenti:

Maria Maddalena ha detto...

Belle parole senza dubbio, quelle di Gibran. Così dovrebbe essere ma... come si vede che non si è mai sposato! Io mi ritrovo di più nel ritratto del matrimonio che fa Tolstoj nella Sonata a Kreutzer!

Cristina ha detto...

Tolstoj e Gibran hanno esperienze diverse: infelicemente sposato (pur amando molto la moglie) il primo e felicemente single il secondo, che ebbe solo delle amanti. Ma forse non è neanche corretto risolvere la questione in termini di felicità o infelicità, perché sappiamo bene che in entrambe le situazioni ci sono grandi gioie e altrettanto grandi sofferenze e alla fine non c’è una differenza così sostanziale in uno status o nell’altro, ai fini della nostra autorealizzazione, per cui io penso che se uno si trova sposato deve trovare la gioia nell’essere sposato e se uno si trova single deve trovare la gioia nell’essere libero.
Io credo che non ci sia vita in cui non sia possibile trovare la poesia e Gibran, con un linguaggio un po’ desueto, ma comunque lirico, ci mostra questo. E così, quando ci prende la tristezza per la nostra vita, perché non è così perfetta come quella che avremmo voluto, la poesia ci aiuta a ritrovarne la bellezza, perché felicità e tristezza sono soltanto delle percezioni.
Un esempio sono i figli, che quando sono degli altri e vediamo quelle coppie alle prese con bambini pestiferi e urlanti, ci chiediamo cosa possano avere fatto di male per meritare un simile inferno. Poi, quando sono nostri, invece, li guardiamo adoranti e ci chiediamo come avremmo mai potuto vivere senza.:) Io, comunque, non avendo figli appartengo alla prima categoria.:) Per quanto riguarda, invece, il matrimonio a entrambe (sposati e single): naturalmente in tempi diversi.:)))

Gianpietro ha detto...

Si sente spesso dire che con il matrimonio si realizza la fusione di due corpi in uno, che due individualità si trasformano in una coppia. La chiesa insiste molto su questo concetto a sostegno dell’idea di indissolubilità del sacramento. Mi sento invece di condividere appieno le parole di Gibran “... riempitevi reciprocamente la coppa, ma non bevete da una singola coppa ... e reggetevi insieme, senza però stare troppo vicini ... poiché la quercia e il cipresso non crescono l’uno all’ombra dell’altro.”
Peccato che questa saggezza la si conquisti quando la frittata è già fatta ed il desiderio di rompere il cerchio si scontra con l’atrofizzazione delle proprie ali.
In definitiva ci si sposa colombe e si finisce pinguini.

Cristina ha detto...

La parola “fusione” non piace tanto nemmeno a me, perché rende l’idea di due entità che perdono le loro caratteristiche e questa non è la mia idea dell’amore di coppia.
Io penso che la nostra capacità di amare cresca insieme a noi e compia un percorso che solitamente va dall’amore egoistico, come pura esperienza, fino all’amore totale, che definirei mistico, e che costituisce la sintesi di tutti i livelli presenti nell’uomo: fisico, spirituale e intellettuale. Ma sarebbe utopistico pensare che questa evoluzione dell’amore sia un percorso lineare e uguale per tutti. Osservo molte persone adulte regredire verso un amore infantile, che dell’amore infantile ha tutte le caratteristiche: il possesso, l’egoismo, il desiderio di potere sull’altro, per vanità narcisistica. Io mi sono innamorata, in modo stabile e duraturo, due volte e questa seconda volta spero proprio che sarà per sempre. Sono state entrambe due esperienze totali, che hanno dato senso alla mia vita, e penso che adesso non sarebbe generoso verso la prima sostenere che la seconda sia la più completa, perché adesso sono adulta e la mia capacità di amare si è elevata, dalla sua componente iniziale solo affettiva, verso quella spirituale e intellettuale, che a vent’anni non consideravo importante o, per meglio dire, non sapevo nemmeno cosa fosse.
Io penso che la maggior parte delle persone non consideri questo aspetto dinamico dell’amore di coppia, che si sviluppa verso l’alto, senza escludere, ma includendo anche i livelli inferiori e preferisca pensare all’amore in forma stereotipata, secondo dei parametri, che sono solo costruzioni sociali, ma non vere esigenze dell’anima.
Non si possono dare consigli sull’amore, perché ognuno deve fare la propria strada, ma se avessi dei figli li esorterei a liberarsi degli schemi sociali entro i quali le istituzioni vorrebbero costringere e forzare l’amore. L’amore è un dono e per riceverlo bisogna saper aspettare, a volte anche invano, ma non c’è altra soluzione. Molti, invece, si sposano o vanno a vivere insieme per opportunità o perché è ora di farlo o perché non sono capaci di stare da soli o per assecondare l’altro o la famiglia, ma senza essere veramente innamorati e quando scoprono che l’altro non è quello che il loro cuore ha veramente desiderato c’è la crisi, e allora non si può far altro che andare o a destra o a sinistra. Se invece si è capaci di attendere e di aprire il cuore, quando l’amore arriva, per accoglierlo, dopo è facile, perché non resta che preservarlo e averne la massima cura, perché l'amore di coppia è la scintilla che dona la vita, e la rende bella e buona per sempre.