18 giugno 2012

Quale libertà oggi

(pag. 18 e pag. 19) “Se è un despota colui che volete detronizzare, badate prima che il trono eretto dentro di voi sia già stato distrutto. Poiché come può un tiranno governare uomini liberi e fieri, se non per una tirannia e un difetto della loro stessa libertà e del loro orgoglio?”

Si parla molto di libertà oggi e, come qualcuno ha giustamente detto a proposito dell’acqua, quando si parla molto di un bene, vuol dire che questo bene sta cominciando a scarseggiare. Ha ragione l’autore de “Il Profeta” a dire che la libertà comincia da noi stessi e se non abbiamo la libertà interiore, diventa allora inutile detronizzare potenti e tiranni, perché a un potere ne seguirà un altro, se ci sono uomini che non sanno vivere da uomini liberi. Ma, nella concretezza, cosa significa essere uomini liberi? Penso che voglia dire che c’è un bene che promuove la vita e oggettivamente pensabile e non dipende dalle circostanze, ed essere liberi significa avere la capacità di giudizio per individuare quel bene e operarlo. Socrate in catene, che decide di morire, piuttosto che scappare in esilio, non si piega all’arroganza del potere e se oggi il suo pensiero si è tramandato fino a noi e nutre ancora il nostro spirito è in virtù di quella scelta. Se Socrate fosse fuggito, non sarebbe stato per i suoi discepoli un esempio da seguire, perché, nel momento della massima libertà, quello della scelta, lui avrebbe preferito rinunciarvi, per salvarsi, e tutto quello che aveva detto fino a quel momento avrebbe perso di valore. Ma tornando ai nostri tempi, penso che libertà interiore voglia dire libertà della coscienza di riconoscere il bene anche nella situazione più drammatica e farlo. Non ci dobbiamo illudere che oggi possa nascere un  governo che ci assicuri la libertà, perché la democrazia, ammesso che sia mai esistita, oggi non c’è sicuramente e non ci dobbiamo illudere al riguardo. Possiamo, però, operare il bene, in qualunque situazione ci troviamo, e questa libertà non ci verrà mai a mancare. Cristina 

1 commento:

Gianpietro ha detto...

"Per me, quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte, poco m'importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge» Alexis de Tocqueville "La democrazia in America" (saggio scritto fra il 1832 e il 1840).

Alcuni la definiscono "La dittatura della democrazia" dato che questo sistema di governo attribuisce valore etico (e quindi giusto) in virtù dei numeri e non dei contenuti. In nessun posto sta scritto che ciò che è stabilito da una maggioranza abbia, solo per questo, anche i crismi della verità.
Quando poi queste maggioranze sono legate da vincoli di appartenenza politica, religiosa od economica e l'onestà intellettuale e morale rappresentano ostacoli, ecco che allora solo un accurato processo individuale di purificazione interiore potrà farci accettare il ruolo di Socrate.
Una precisazione: Socrate aveva contribuito a costruire il sistema legislativo che lo stava condannando e ne riconosceva la validità. Semmai avrebbe potuto contestare le modalità di applicazione della legge nel suo caso specifico, ma io credo che in fondo in fondo fosse anch'egli convinto di avere effettivamente attentato alla moralità dei giovani ateniesi (sempre in relazione al concetto di empietà e corruzione applicato da quanti - una maggioranza democratica - lo ritennero colpevole).