31 marzo 2011

la macchina della verità

indifferenti

... L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti ...

tiepidi

… Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca ...

ignavi

Questo misero modo
tengon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo

misericordia e giustizia li sdegna:

non ti curar di lor, ma guarda e passa".

Da Gramsci a Dante passando per l’Apocalisse (nell’elenco dei “links utili” trovi il collegamento ai testi completi). Sono alcune citazioni, penso note, che invitano all’impegno individuale e sociale (la citazione del brano dell’apostolo Giovanni appare forzata se si esamina il testo alla lettera, ma diamo per buona l’interpretazione corrente).

Il dibattito è aperto e non ne dò per scontato l’esito. Esiste l’ineluttabilità del destino? C’è una predestinazione che impedisce la modifica di quanto starebbe già scritto nel libro della vita? Ho uno straccio di vita da percorrere: a che pro dannarmi per cambiarla, per imporre agli altri le mie scelte, per impedire che i voleri degli altri mi coinvolgano? Non è meglio cogliere l’attimo, godere di quello che si ha e lasciare che la vita ci scorra addosso senza intaccarci e facendoci soffrire il meno possibile? Seguire il corso della corrente, lasciarsi trasportare, passare inosservati. Ricercare altre vie che non richiedano la “moneta di Cesare”? «Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite» scriveva Etty Hillesum, mentre la portavano nel forno crematorio. Anche nella condizione più disperata essere quindi parte attiva, impegnati in ciò in cui si crede al di là dell’assurdità del contesto? Scendere nell'arena politica, issare il vessillo del bene comune, essere genitori anche dei figli degli altri, parteggiare e lottare per imporsi. Credere veramente in un mondo migliore, fatto di gente moralmente onesta. Impegnarsi solo in ciò che può cambiare il mondo o seguire il consiglio di Madre Teresa di Calcutta: "Fai la cosa che ti sta davanti"? Morire da partigiano, o vivere da imboscato?

In attesa di decidere ti guardi attorno e ti accorgi che sei dentro a un sogno, paradossale, nel quale ti credi l’unico sano in un mondo di ciechi. La corda che ti lega a loro ha un nodo troppo stretto per riuscire a scioglierlo e nel sogno inventi una macchina della verità che non può essere manomessa. La inserisci nel cervello di ogni individuo e questa ti segnala quando mentono, agli altri come a se stessi. Sono costretti a dire non quello che si sono imposti essere la verità, ma quello che sanno essere la verità. Per ora la macchina non va oltre. Devi ancora fare molti sogni per perfezionarla, per farli passare dall’ammettere di aver rubato al pentirsi di averlo fatto, fino al promettere di non farlo più. Per ora, ogni mattina, al risveglio, ti rendi conto che il nome di quella macchina è ancora kalasnikov e non riesci a trovarne uno migliore. Gianpietro

5 commenti:

Maria Maddalena ha detto...

Credere o meno nell'ineluttabilità del destino dipende dal presupposto da cui si parte. Chi, come me, crede nell'esistenza di un Dio Creatore, che è Padre, non può pensare che Egli ritagli per alcuni dei suoi figli un ruolo da peccatore o ignavo. Nessun padre "buono" farebbe in modo di avere dei figli così. Un padre "buono" lascia liberi i propri figli con tutti i rischi e le grandezze che possono derivarne. Sta a noi decidere che fare della nostra vita o "non decidere". Mi è sempre stato insegnato di fare ciò che reputo "giusto", senza curarmi di cosa pensano o fanno gli altri, e col tempo sono arrivata a capire che non devo farlo solo "per dovere" ma soprattutto perchè farlo mi fa star bene. Se poi gli altri preferiscono vivere una vita piena solo di egoismo, sono liberi di farlo. "... non ti curar di lor ma guarda e passa". Lì attaccata a quella corda posso decidere se essere il cieco o il vedente. Io preferisco la luce al buio e quindi cerco di tenere gli occhi aperti. E se non riesco a sciogliere il nodo che mi lega agli altri forse è perchè questo nodo rappresenta l'unica possibilità di salvezza per il cieco che è al mio fianco, ed è mio compito cercare di guidare la cordata invece di farmi trascinare. E se gli altri sono più forti di me? AIUTO!! Cadrò nel baratro pure io, ma almeno avrò la coscienza a posto e avendo gli occhi aperti potrò aggrapparmi ad una sporgenza rocciosa, lasciare che cadano prima tutti gli altri, e poi mollare la presa e atterrare sul morbido!! Un'ultima cosa: tieniti più leggero a cena. Con un semplice brodino eviterai di ripetere sogni simili!!

Gianpietro ha detto...

Ovviamente la "macchina della verità", così come il "kalasnikov", sono delle metafore che raffigurano la reazione al senso di impotenza che ti assale di fronte a comportamenti che, dal mio punto di vista, appaiono assurdi, ingiustificabili, spesso grotteschi. Ti chiedi quante maschere uno deve applicare al proprio viso perchè non traspaia la vergogna e l'imbarazzo e allora l'unica soluzione è immaginare una macchina che annulli le difese, che rimuova in un colpo solo tutte le maschere. In quanto all'arma come risposta ai soprusi è la soluzione primordiale del Clint Eastwood dell'ispettore Callaghan, o l'estrema ratio di Gramsci "...Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare...". In fin dei conti niente di diverso da quello che vedi fare ogni giorno con le guerre che promettono il paradiso e con la democrazia che viaggia sui bombardieri. Magari bastasse una dieta serale a base di brodini ...

Maria Maddalena ha detto...

Le metafore sono chiarissime. Per quanto riguarda le maschere... è così normale che la maggior parte delle persone le indossi (e non solo ai giorni nostri) che è chi non le indossa ad essere additato come "diverso", "fuori dal mondo" e "scomodo". Quest'anno, quando abbiamo presentato ai genitori dei ragazzi che seguiamo le iniziative che avevamo messo in programma, una mamma (che ha molto tempo libero e quindi potrebbe anche darci una mano...) ci ha detto: "Ma non vi siete ancora stufati?". Probabilmente diamo fastidio... e non perchè impegniamo i loro figli (sono ben contenti di rifilarceli) quanto piuttosto perchè li costringiamo a mettersi davanti alla propria coscienza. Sicuramente più comodo cercare di convincere chi non ha maschere ad indossarne piuttosto che togliersi le proprie.
Togliersi la maschera ti porta alla verità che rende liberi. E la libertà è impegnativa, come diceva il grande Gaber.

Maria Maddalena ha detto...

Ho trovato questa bella citazione che calza a pennello:
"Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare" (Albert Einstein)

Gianpietro ha detto...

Concordo, ma non vorrei che si deviasse la responsabilità del criminale. Abbiamo fatto un incontro sul tema del bullismo e qualcuno, colpevolizzando l'astante che non interviene, tendeva a mitigare la colpa del bullo ("gli altri intorno non gli dicevano nulla e lui si sentiva autorizzato a continuare").