24 marzo 2009

Chiamati al servizio

Penso sia soprattutto per l’età che avanza, ma da un po’ di tempo sento molto la curiosità di conoscere e capire il mondo dei giovani e in particolare le motivazioni e il percorso interiore di quelli che entrano adesso nel mondo del volontariato. Ieri sera, ho assistito per caso ad una parte di un percorso formativo dedicato ai giovani dai 25 ai 35 anni, organizzato dalle associazioni di volontariato Effatà e Rabbunì. I partecipanti erano tanti e mi è piaciuto vedere tanti giovani tutti insieme: ne conoscevo qualcuno e ho fatto domande. Mi è sembrato di capire che, almeno per alcuni, il servizio fosse il punto di arrivo di un percorso interiore anche non facile e un po’ tormentato. E’ stato molto interessante anche l’incontro a cui ho assistito: il tema era “Chiamati al servizio”. L’ispirazione era chiaramente evangelica e faceva riferimento alla chiamata, come grazia che Dio opera nel cuore nell’uomo, per cui la figura del ‘servo’ non si collega all’agire, al fare, ma all’essere di una persona: è l’atteggiamento di chi si lascia aprire il cuore da Dio, plasmare e conformare, per cui il servizio non diventa un’iniziativa dell’uomo, ma la conseguenza di un atteggiamento di fede e di obbedienza. E questa considerazione rende inevitabilmente sbagliata ogni scelta del servizio per altri motivi, come auto gloriarsi o emergere sugli altri o per interesse personale. Io non penso si possa fare una distinzione tra i volontari credenti e laici: per tutti, la scelta del volontariato è parte di un percorso interiore profondo, ma credo che a tutti noi sia sempre richiesta una grande vigilanza sulle nostre motivazioni, perché il rischio di fare del volontariato un trampolino di lancio per una propria affermazione personale esiste sempre. Cristina

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