31 marzo 2008

Il testamento biologico

Negli ultimi tempi si parla molto di testamento biologico e un certo buon senso mi dice che si tratta di una cosa davvero importante e necessaria. Ma se provo a domandarmi quando, secondo me, incomincia e finisce la vita, scopro che non sono certa di saperlo. Un giorno, commentando con la persona da cui vado per il servizio EmmauS la vicenda di un noto personaggio, arrivato ormai alla fine dei suoi giorni, e gli sforzi che i medici facevano per salvarlo, io dissi che, in quelle condizioni, certamente avrei preferito morire. A quella frase, per me così scontata buttata lì con poca delicatezza, lei reagì dicendo: “Quando si è sani, se ne dicono di cose” . Presi coscienza, in quel momento, di quella vita concentrata quotidianamente nello sforzo di riuscire a respirare in modo autonomo, di tutti gli esercizi che facevamo insieme unicamente per quello scopo, una vita che per lei non era poi tanto diversa da quella di chi si allena tutti i giorni per scalare gli 8 mila metri senza ossigeno.
Rabbì Johanan disse: Tre chiavi il Santo, il Signore - benedetto egli sia - ha tenuto nelle Sue mani e non le affidate alla mano di nessun altro inviato: la chiave della pioggia, la chiave della nascita e la chiave della risurrezione dei morti”. Dalla raccolta del Talmud.
Cristina

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

“Il testamento biologico (detto anche: testamento di vita, dichiarazione anticipata di trattamento) è l'espressione della volontà da parte di una persona (testatore), fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, malattie che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione.” (fonte WikipediA)
Questa è una (delle tante) definizioni date al tema trattato nel tuo post, dove, giustamente, fai osservare che l’argomento è molto delicato e richiede competenze e sensibilità che raramente si trovano nei discorsi pubblici. Anche l’analisi dei singoli termini contenuti nella definizione si presta a tali e tante interpretazioni che chiunque, con poco sforzo, è in grado di portare l’acqua al proprio mulino. Per parte mia mi limito a tre brevi considerazioni (che potrebbero costituire altrettanti spunti di riflessione).
1) testamento biologico ed eutanasia indicano due cose nettamente distinte anche se spesso (ad arte) vengono associate,
2) l’introduzione del testamento biologico nella normativa italiana non costituirebbe un vincolo per alcuno, ma solo una possibilità offerta a chi ritiene di volersene avvalere,
3) già oggi esiste l’obbligo del consenso informato prima di avviare qualunque pratica medica, più o meno invasiva, e molti se ne sono già avvalsi per rifiutare terapie anche a costo di perdere la vita.
Non conosco il Talmud, ma da quanto leggo nella tua citazione sembra proprio che vi sia l’assenso (mancato divieto) a che la scelta della morte fisica possa venire delegata. Il Santo infatti trattiene nelle sue mani e non le affida a nessuno le chiavi della pioggia (chissà perché?), quella della nascita (anche se mi sembra che la scelta se concepire o meno rientri nel libero arbitrio della coppia) e quella della risurrezione dai morti (e su questo non ci piove). Della morte fisica (passaggio intermedio tra nascita e risurrezione) non si fa cenno.
Gianpietro

Cristina ha detto...

Condivido ampiamente tutte le tue considerazioni Gianpietro. La mia posizione di fronte a questo progetto di normativa è del tutto laica e anche se avessi qualche dubbio sulla opportunità di avvalermene, sicuramente mi batterei per il diritto e la libertà di quelli che ne sentono il bisogno. Sento però anche la necessità personale di cercare anche un altro modo di vedere le cose, di non dare tutto per scontato, sento molto la mia 'piccolezza'di fronte al grande mistero dell'uomo e della vita.