27 settembre 2013

Autunno

Ogni cambiamento di stagione mi piace perché mi sembra che inauguri un periodo nuovo della vita. In particolare l’autunno invita alla riflessione, dopo gli svaghi dell’estate, che è una stagione in cui si vive per lo più all’aria aperta e non c’è tanto tempo per i pensieri. A dire il vero, per me, quest’anno, non c’è stato tempo per i pensieri, non tanto a causa degli svaghi, ma perché mia madre se n’è dolcemente andata, come era del resto suo desiderio da tempo, essendo ormai sazia della vita e carica di anni. Tra le decisioni da prendere, adesso, c’è naturalmente quella che riguarda il volontariato. Dopo l’esperienza positiva che ho fatto in famiglia, con l’assistenza domiciliare, che oggi è diventata indispensabile per la sanità pubblica, per ridurre i costi troppo elevati delle strutture ospedaliere, penso che questa potrebbe essere una bella opportunità per le famiglie di accogliere in casa i familiari anziani o malati e assisterli personalmente, o con l’aiuto di qualche risorsa esterna. Occorre quindi imparare di nuovo questo stile di vita che un tempo era comune, ma che adesso non lo è più. In questo, sia Emmaus sia l’Hospice sono stati per me una buona scuola. Penso che tali però debbano restare, perché per lavorare in una organizzazione occorre essere meno anarchici di quello che sono e che sono sempre stata. Per cominciare però e per capire in che cosa consiste il servizio, che si deve svolgere in una famiglia o accanto a un malato, penso sia indispensabile ricevere una buona formazione teorica e anche pratica e in questo i dodici anni che ho fatto con queste organizzazioni sono stati preziosi e di grande aiuto. Poi però io credo che occorra acquisire la capacità di trovare da soli la persona o la famiglia, perché le relazioni che si istaurano anche per servizio devono essere una scelta libera e reciproca. Ho avuto occasione di parlare di questo, recentemente, con un’amica, che è anche la volontaria con cui ho diviso per alcuni anni un servizio presso una signora invalida. Da questa persona andavo ormai da dieci anni e una volta che ricevette la visita di una conoscente mi sussurrò all’orecchio di non dire che ero una volontaria, ma un’amica. Sul momento sorrisi, perché per me, dopo tanti anni, non c’era distinzione, perché se non mi fossi trovata bene e non avessi ritenuto la sua compagnia piacevole, come quella di un’amica, certamente sarei rimasta a casa prima. Però, comprendo adesso che il messaggio che passa è quello del servizio caritatevole e del quale ci si vergogna anche un po’ e che se si avessero i mezzi probabilmente si assumerebbe una persona di servizio e del volontario a quel punto non ci sarebbe più bisogno. Ma non è così che a mio avviso va inteso questo servizio. E me lo ha confermato l’amica con cui mi sono trovata perché a lei una signora, che aveva fatto la richiesta, aveva addirittura specificato di andare al mercoledì e alla domenica, quando non c’era la badante. E’ evidente che il volontario non può assumersi un simile impegno, ma soprattutto la relazione che si vuole instaurare con la persona dovrebbe essere alla pari e solo così può essere piacevole e utile per entrambi. Come qualcuno aveva detto, quando ho fatto la formazione, il volontario è la persona che fa entrare in una casa la vita normale di relazione, perché quando uno è malato finisce per essere circondato solo da personale infermieristico, medico o sanitario, che non fa che ricordare a quella persona la sua malattia, quando invece la malattia è solo una parte di quell’unico molto più complesso che è l’uomo. Cristina

2 commenti:

Paolo ha detto...

Che belle le tue considerazioni, Cristina . Ti leggo sempre con interesse.
In effetti, è proprio come dici tu, l’autunno è una stagione nella quale si rientra in se stessi, e segue l’estate che con le sue lunghe giornate ci ha portato a vivere di più con gli altri e all’aria aperta. Potremmo quasi dire che l’estate tende all’estroversione, mentre l’autunno tende all’introversione. Ed è normale che sia così perché tutti noi abbiamo bisogno di entrambe le cose, di stare con gli altri e di rientrare in noi stessi. E la stessa vita con la sua ciclicità ci suggerisce questo.
L’autunno è una stagione propizia anche per intraprendere nuove attività, come gli studi , i corsi professionali o il volontariato, come hai ricordato tu condividendo la tua esperienza. E’ un po’ un voler seminare per poi raccogliere i frutti all’inizio dell’estate, e non è un caso che , restando ai ritmi della natura ( troppo spesso dimenticati in questo mondo “ artificiale “ ) , la semina avvenga proprio in autunno.
Questo ovviamente implica delle scelte perché nessuno di noi agisce a caso ma orientandosi verso ciò che intende realizzare. In questi termini l’autunno è la stagione delle scelte e anche degli inizi. E per dirla con Hesse – che mi pare sia stato citato proprio a questo proposito in questo blog - “ ogni inizio contiene una magia che ci sostiene e a vivere ci aiuta ( H. Hesse, “ Gradini “ ).
Grazie del contributo, Cristina. Ti mando un saluto caro :)

Cristina ha detto...

Grazie a te, Paolo, per i tuoi commenti sempre precisi e opportuni.:)