22 dicembre 2009

Ancora sulla verità

L’ultimo post di Cristina “Quale verità?”, oltre a generare una nutrita ed inusuale serie di commenti, mi ha indotto a riesumare un vecchio quesito sulla “verità” (oggettiva o soggettiva che sia) e che mi vede tuttora indeciso sulla risposta da dare. Il tema è delicato e può interessare tantissime situazioni (da quelle politiche a quelle mediche; da quelle assistenziali a quelle educative ….). L’immagine dell’attore Raymond Burr (il mitico avvocato Perry Mason) mi aiuta a delimitare il campo entro confini facilmente descrivibili. Ed ecco la domanda: “Se l’obiettivo della giustizia è la ricerca della verità e, di conseguenza, l’attribuzione delle responsabilità, come può un avvocato sostenere il falso, sapendo di farlo?”. Esemplificando: se difendo A e questi mi confessa di essere colpevole, in virtù di quale principio mi adopero per farlo assolvere, mettendo in dubbio le prove, le testimonianze, fino ad indirizzare i sospetti verso terze persone che so non colpevoli? E non ditemi che tutti gli avvocati sono in buona fede convinti dell’innocenza dei propri assistiti. Gianpietro

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

L'avvocato sa che il suo cliente è colpevole (da lui l'ha saputo), ma urla alla corte: "Io sono certo della sua innocenza !". L'avvocato sa che il suo cliente è colpevole ma spinge la corte a indagare in un'altra direzione. L'avvocato sa che il suo cliente non era a casa a scrivere la tesi al computer, ma sostiene che quella è la verità. Centinaia di falsi che non sono costruiti ad arte (credo tuttavia che talvolta/spesso accada anche questo). Insomma, all'avvocato è concesso il diritto di mentire? Il prete almeno nasconde la sua menzogna dietro il segreto del confessionale. E se anche lui lasciasse condannare un innocente? E' libero di farlo? Gianpietro

Cristina ha detto...

Dobbiamo distinguere tra morale e diritto. Per la legge, un avvocato non commette reato se cerca di dimostrare l'innocenza dell'imputato; commette reato solo se produce prove false o le inquina.
Per la morale personale, è chiaro che invece l'avvocato, che è assolutamente certo della colpevolezza dell'imputato, continua la difesa come se fosse innocente, sbaglia. Perché in tal caso o abbandona la causa, o viene ad un accordo per una riduzione della pena, con il consenso ovviamente di chi assiste.