14 agosto 2008

immagini

Ogni immagine ha la sua storia. Alcune mi sono subito parse perfette per quel post; la maggior parte, tuttavia, sono state scelte tra diverse altre e non sempre quelle scartate (che ho conservato) valevano di meno. In prevalenza si spiegano da sole. Alcune tuttavia meritano un cenno esplicativo circa i significati da me attribuiti. Eccone alcuni.
Amicizia
Ciò che ho colto nel post è il concetto di imparzialità, di eguaglianza in qualsiasi situazione o condizione. Cercavo un’immagine che rispecchiasse questi aspetti della vita e la rappresentazione (concordo sul terrificante) della grande “livellatrice” mi è parsa l’unica sulla quale sfido chiunque a vantare aspettative, o campare diritti negandoli agli altri. Quel giorno sarà la morte stessa il regalo maggiormente gradito e che non credo solleverà le gelosie di alcuno.
Nel bene e nel male
Al riempimento dell’esistenza concorre la presenza di ogni elemento che la compone. L’idea della morte come compagna costante, così come la gioia che deve “abbracciare tutta l’esistenza” e non solo singoli momenti sono raffigurate da un fiume saturo, fatto di esistenze tutte uguali tra loro anche se nessuna identica all’altra. Ad ogni sasso corrisponde una vita. Ognuna adattata nella forma in relazione allo spazio riservatole. Tutte orientate nella stessa direzione, ma con l’illusione dell’unicità data dal minimo margine che separa una pietra dall’altra. Una continuità fatta di diversità che si illudono di essere uniche in un fluire ordinato verso …. probabilmente il nulla.
Paura
Tu scrivi “portare sempre il malato sul terreno della razionalità”. E cosa vi è di più razionale di un frattale? Ogni sua forma non è altro che il risultato di un calcolo matematico, la riproduzione continua di se stessa sia nell’infinitesimamente piccolo come nell’infinitamente grande. La razionalità, come il frattale, non si discute; la si accetta e si applica, o la si rifiuta. E non è detto che quest’ultima scelta non sia la migliore.
Una morte che scaturisce dalla vita
L’immagine dello “specchio di ciò che in una vita è essenziale” mi è parsa ben raffigurata dal riflesso che la vita vissuta al di là della finestra (la soglia dell’esistere) proietta sul piano della realtà (il terreno sgomberato dal superfluo). Solo un piccolo frammento di ciò che ci caratterizza nel tempo che viviamo oltre il vetro si rispecchierà, inalterato, in ciò che saremo una volta ricongiunti alla terra. E quel frammento rappresenterà l’essenziale.
La via regale
Lo spunto è stata la frase “La sua bussola interiore gli dice dove si trova e non fa cose al di fuori della sua portata”. La bussola che ho scelto (adattandola) non rispetta l’orientamento canonico dei simboli e questo sta ad indicare che quand’anche sapessimo riconoscere di possedere una bussola interiore, avremmo ancora il compito di orientarla e senza un riferimento esterno ciò è impossibile. Una volta scelto il riferimento, questo potrebbe risultare fallace, frutto di un bisogno più che un’essenza oggettiva, inducendoci così ad assegnare ad ogni simbolo valori che non gli sono propri.
E qui mi fermo, per adesso. Gianpietro

1 commento:

Cristina ha detto...

L'immagine della bussola coglie bene una considerazione che non ho fatto, ma che era collegata a questo discorso. Della vita noi tutti vorremmo avere una 'mappa', ma non ce la può dare nessuno, nemmeno Dio. Quello che la fede, ad esempio, ci può dare è una bussola, strumento che però ha sempre bisogno del nostro discernimento per funzionare. La decisione che prendiamo noi in quel momento preciso, in quella situazione lì, la possiamo prendere noi soltanto. Nella sostanza, è come se qualcuno ci dicesse: "Arrangiati!". Io questo lo trovo molto bello, perché dà all'uomo una responsabilità: lascia spazio alla libertà e una situazione difficile, allora, può essere anche vissuta come una "sfida" dove tutta la nostra intelligenza entra all'opera, pur con un grande aiuto inziale che è, appunto, rappresentanto dalla bussola che ci viene data.