

Adesso partecipo anche ad altri network come anobii, facebook o picasa. Gli amici con cui adesso mi incontro sul web, hanno nomi come Balenaazzurra, Giakot, Walden o Conchiglia.. Non so quasi nulla di loro, tranne le discussioni sui libri che amiamo, le riflessioni che condividiamo, i pensieri che abbiamo. Dedico, a questo tipo di comunicazione, un’ora ogni mattina, prima di andare al lavoro. E’ un’ora sottratta al sonno, alla colazione, alla preparazione mattutina. Un amico mi ha detto che faccio cose stupide: che questa, virtuale, è un tipo basso di comunicazione, perché non impegna, a fondo, come quella vera in cui ci si guarda negli occhi. Io non penso che questa comunicazione possa essere un’alternativa all’altra o tanto meno possa essere confrontata. Preferisco pensare a quello che le unisce: "le parole" che, come dice Natalia Ginzburg “quando sono adoperate per raccontare senza menzogna ciò che abbiamo visto, sofferto, vissuto, le parole quando salgono dal profondo del nostro animo, insegnano sempre qualcosa, accendono dinanzi agli occhi del prossimo una zona di realtà." Cristina
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