
Nei giorni scorsi ho ultimato la lettura del libro di Federico Rampini “Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo – manifesto generazionale per non rinunciare al futuro”. Non si tratta di un "vero" libro, ma della ristampa di una serie di brevi articoli già pubblicati sul quotidiano del quale l’autore è corrispondente dagli USA. Articoli tutti inerenti il tema dei cosiddetti “baby boomers”. È un genere di saggistica che non mi attira, sia perchè la forma adottata non offre sufficienti approfondimenti, sia perchè su gran parte delle tematiche sociologiche si può dire tutto ed il contrario di tutto. Tuttavia, rientrando anch’io, seppur di poco, nel range anagrafico che mi classifica come “baby boomer” mi sono posto alcune domande. Ad esempio: perché …
... il significativo innalzamento dell’aspettativa di vita, in termini sia quantitativi che qualitativi, viene considerato una conquista a livello individuale, ma un grave pericolo (e quindi un danno) a livello sociale?
... un sessantenne in buone condizioni (come nella maggioranza dei casi) e con una prospettiva di diversi anni di capacità produttiva viene considerato di intralcio, di ostacolo all’inserimento della generazione successiva nel mondo del lavoro?
... si parla di noi in termini di gerontocrazia, di generazione tappo, ancorata a privilegi anacronistici, consumatori di risorse sociali, mentre mi ritengo fonte di saggezza, depositario di esperienze, possibile guida?
... un rancore così forte nei confronti di padri/nonni apparsi solo una generazione dopo quella, allora rispettata, ma che ha causato l’olocausto della seconda guerra mondiale e subito dopo ci ha riempito il materasso di ordigni nucleari?
... si innalza l’età pensionabile e nel contempo si incentivano le uscite anticipate dal mondo del lavoro di chi non ha ancora sessanta anni?
... le pensioni perdono continuamente potere di acquisto, non venendo adeguate all’inflazione, e nel contempo veniamo colpevolizzati se non compriamo una nuova automobile ogni anno?
... il mercato non offre posti di lavoro per i nostri figli, mentre gran parte degli articoli che acquistiamo reca sulla targhetta la scritta “made in china”?
…
Adesso cambio genere di lettura.
Gianpietro