Momenti di svolta. Quali sono stati? E quanti? Come devo misurarli? In base al rilievo, al clamore suscitato, alla sorpresa destata negli altri? Oppure soppesando le conseguenze che hanno generato, o quantomeno quelle che ritengo di potere ad essi ricondurre? Nella debita scala, si torna sempre alla teoria del caos. All’abusata metafora del batter d’ali di una farfalla che scatena un terremoto nell’emisfero opposto. L’idea delle conseguenze, sia a breve termine, sia quelle scoperte a distanza di tempo e di luogo, mi stimola e la reputo corretta. E’ in questa accezione che penso di classificare i ricordi, sempre che abbia senso fissare delle priorità. Mi tornano alla mente episodi minimi, parsi poco significativi al momento e riascoltati oggi con sufficienza, se non compatimento (“tutto qui!?”), che io invece colloco, con consapevole sicurezza, all’origine di significativi cambiamenti della mia esistenza. Si tratta certo di una rielaborazione critica del ricordo, di una sua attualizzazione, anch’essa tuttavia figlia della verità dell’oggi. Certamente diversa, meno coinvolta e partecipe di quella di allora, ma forse, proprio per questo, più oggettiva in quanto letta da un osservatore esterno. O non è proprio l’esigenza di dare soddisfazione ai bisogni di questo osservatore esterno che, nella ricerca di una motivazione (il “capro espiatorio” di Pennac), sono indotto ad aggrapparmi a ciò che meglio mi giustifica, sollevandomi magari dal condurre una ricerca più approfondita e, quasi certamente, più dolorosa? Non ho una risposta. Ho però dei ricordi. Molti sono vividi e capaci di ridestare intense emozioni. Altri sono stati oggetto di rielaborazioni che oltre a farli rivivere, temo li abbiano adattati. Non scopro nulla se dico che certi profumi, certe situazioni, certi sguardi, riprodotti oggi, hanno un’intensità mille volte maggiore di quella sviluppata allora. Alcuni eventi, nel momento in cui accadevano, neppure ero in grado di registrarli, di coglierne la rilevanza e, ancor meno, prevederne gli sviluppi. Solo a distanza e come risultato di un processo di ricongiunzione ho acquisito la consapevolezza del legame esistente tra evento e modificazioni intervenute. Esercizio anche facile, come capita con la rilettura, a posteriori, delle profezie. Altri, forse i più, hanno marcato profondamente ed in modo consapevole l’animo nell’attimo stesso in cui hanno preso vita. Taluni erano forti solo al momento, mentre sarebbero risultati ininfluenti il giorno appresso, o in un differente contesto. Tralascio l’analisi dell’ambiente, delle circostanze e delle influenze esterne. Esercizio troppo soggettivo ed autoassolvente. Spesso l’incidenza dell’individuo è modesta rispetto alle cause naturali, alle volontà di terzi, o all’ineluttabilità del caso. Credo invece necessario distinguere l’ambito nel quale hanno giocato il proprio ruolo. Alcuni momenti hanno comportato adattamenti al processo di vita materiale, orientandomi verso determinate scelte a scapito di altre. Alcuni hanno invece inciso solamente a livello di coscienza, stati d’animo che hanno modificato la percezione del “sé” senza incidere, pur non potendolo escludere, sul corso materiale dell’esistenza e sul dipanarsi dei rapporti interpersonali. Altri, infine, hanno influito, per certo, nell’uno, come nell’altro campo. Sono tanti i momenti di svolta, da indurmi a dire che …
Il ricordo è
somma che dà sostanza
a ciò che siamo
Gianpietro