19 agosto 2009
Perché questa scelta?
11 agosto 2009
Sapersi tutelati
4 agosto 2009
Poesia
Ho trovato la poesia di cui vi parlavo ieri e la vorrei dedicare a tutti i volontari che sono in servizio, in questa torrida estate.
Spiritualità della bicicletta
(Madeleine Delbrêl)
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«Andate» ci dici, Signore, a ogni svolta del Vangelo.
Per essere con te sulla tua strada occorre andare,
anche quando la nostra pigrizia ci supplica di fermarci.
Tu ci hai scelto per essere in un equilibrio strano.
Un equilibrio che non può stabilirsi né tenersi
se non in un movimento,
se non in uno slancio.
Un po' come una bicicletta che non sta su senza girare,
una bicicletta che resta abbandonata contro un muro
finché qualcuno non la inforca
per farla correre veloce sulla strada.
La condizione che ci è data è un'insicurezza vertiginosa,
universale.
Non appena cominciamo a guardarla,
la nostra vita oscilla e ci sfugge.
Noi non possiamo star dritti se non per marciare
e tuffarci in uno slancio di carità.
Tu ti rifiuti di fornirci una carta stradale.
Il nostro cammino avviene di notte.
Ogni azione da compiere di volta in volta
si illumina come le luci dei segnali.
Spesso la sola cosa garantita
è questa fatica regolare
del medesimo lavoro da fare ogni giorno,
delle medesime faccende da ricominciare,
dei medesimi difetti da correggere,
delle medesime sciocchezze da evitare.
Ma, al di là di questa garanzia,
tutto il resto è lasciato alla tua fantasia
che si scatena a suo piacimento con noi.
Cristina
3 agosto 2009
La bicicletta
Un episodio che mi racconta spesso, di questa straordinaria donna del Novecento, lei stessa assistente sociale in un piccolo paese della Francia meridionale, è quando si recò a portare un pacco di vestiti ad una famiglia povera e, aprendo il pacco, vide con grande sconcerto che conteneva calzini ed altri indumenti intimi sporchi. Che vergogna! Che umiliazione per quella famiglia! Corse fuori e andò da un fiorista a comprare il mazzo di fiori più bello che c’era e lo portò a quella famiglia che, da allora, divenne una delle sue più ferventi sostenitrici.
"Nel servizio – diceva - si tratta di imparare ad avvicinare «gente che è stata scorticata viva» e che perciò soffre solo a sfiorarla; gente che deve essere incontrata «con dolcezza». Ma che cos'è la dolcezza? Spiega: «È ciò che riesce a toccare senza ferire», e vuole che le sue assistenti siano «esseri dolci che passano senza scalfire». Quando manda le sue giovani a visitare le famiglie, le avverte che queste non hanno bisogno di essere visitate «come si ispeziona una valigia alla dogana»: bisogna andare a loro come genitori che visitano i figli, e fratelli che visitano i fratelli.
Era una donna molto simpatica, che faceva ridere, e questo era il suo grande talento. Ci sono tanti termini, da lei stessa inventati, come “la liturgia da bar”, che esprimono con chiarezza il suo pensiero, in un modo semplice, che tutti riescono a capire, ridendoci anche su. Tra quelli che trovo più efficaci, c’è la “spiritualità della bicicletta”, sul quale scrisse una poesia. Sosteneva che, per molti cattolici, la fede era come una bicicletta appoggiata al muro, che sta su, ma è immobile. Per fare il bene, invece, bisogna fare come la bicicletta, che svolge la sua funzione soltanto quando è in piedi e va. Cristina